Josef Albers,
articolo di Getulio Alviani
ci sono dei grandi maestri che hanno fondato l'arte esatta. essi non sono
molto noti al grande pubblico perché le loro componenti essenziali sono la
logicita' e la scientificita' che sono ancora oggi poco accattivanti e
coinvolgenti e, soprattutto, piu' difficilmente accessibili. tra questi
maestri si puo' senz'altro annoverare josef albers. egli negli anni venti fu
dapprima allievo, e immediatamente dopo insegnante alla bauhaus, la celebre
scuola che formo' i migliori artisti, designers e architetti europei e
mondiali e che sara' sempre punto di riferimento per chi vorra' capire quale
veramente sia il senso e la funzione del progettare.
sono stato vicino a josef albers e al suo spirito da quando lo incontrai la
prima volta all'inizio degli anni sessanta.
josef albers nacque a bottrop in germania, nel cuore della ruhr, il 19 marzo
1888. a vent'anni si diplomo' come insegnante, ma la sua reale formazione
culturale avvenne, appunto, alla bauhaus di weimar dove, dopo aver studiato
pittura a berlino e all'accademia di monaco di baviera, si iscrisse come
allievo nel 1920 frequentando i laboratori di pittura su vetro e dove, tre
anni dopo, inizio' la sua lunga attivita' di docente nel campo dei materiali
e del design prima durante la direzione di walter gropius e poi, dopo il
transferimento della scuola a dessau, di ludwig mies van der rohe. i suoi
corsi, tra i piu' inpegnati e inpegnativi, vertevano sullo studio dei
diversi materiali: dalla loro natura, tipologia e lavorazione sino alla loro
fenomenologia ottica. negli oggetti da lui ideatti all'interno della scuola
il maggior interese era, logicamente, volto alla prefabbricazione e all'uso
di quanto l'industria stava iniziando a produrre. la corretta utilizzazione
degli strumenti tecnologici diventa cosi' ideologia. nel 1932 albers segui'
la scuola a berlino dove vi rimase fino alla sua chiusura, avvenuta nel
1933, quando gli eventi politici annientarono il sogno di quei grandi
protagonosti del pensiero costruttivo che avevano fondato e fortemente
voluto quella scuola.
dopo la chiusura della bauhaus, josef albers e la moglie anni (compagna -
collega che aveva sposato nel 1925) si trasferirono negli stati uniti dove,
su raccomandazione del museum of modern art di new york, furono invitati
entrambi a insegnare al black mountain college, una scuola appena aperta nel
nord carolina, dove albers pote' continuare e sviluppare i programmi
didattici elaborati alla bauhaus. durante il periodo del black mountain,
albers tenne corsi e seminari in molte altre universita' del nord e del sud
america. nel 1939 divenne cittadino americano. nel 1950 fu nominato
direttore del dipartimento di design all'universita' di yale; da allora
resto' pressoche' sempre negli stati uniti, escluso il periodo durante il
quale max bill lo volle accanto a se' nella scuola di progettazione da lui
construita a ulm. negli stati uniti albers continuo' ad insegnare a lungo e
ricevette, negli ultimi anni della sua vita, moltissime onorificenze e
lauree ad honorem. josef albers mori' a new haven nel connecticut il 25
marzo 1976 e fu sepolto a orange.
nel 1983 la citta' di bottrop gli volle dedicare un ampio spazio all'interno
del quadrat museum proggetato da bernard kuppers in cui sono ospitate 91
opere e 234 grafiche donate allora dalla moglie anni e dalla josef albers
foundation.
josef albers fu lo scienziato del colore contemporaneo e fu un grande
ideatore di presentazioni di problemi plastici a forte sollecitazione
visuale, ma fu soprattutto un grande didatta nel vero senso della parola,
senz'altro uno dei pochissimi del nostro secolo a potersi chiamare, a pieno
diritto, tale. da vero insegnante era capace di scoprire e di fare emergere
quanto ognuno ha di piu' spiccato in se'; fu il vero maestro del fare e del
vedere, del far fare e del far vedere, dando i mezzi e producendo gli esempi
necessari per poter sviluppare e acutizzare la percezione visiva, ben
consapevole che l'uomo apprende attraverso gli occhi piu' dell'ottanta
percento delle sue informazioni. albers fu sempre alla ricerca dell'
oggettivita' ottica e della sua verificabilita'. accompagno' ogni sua
ricerca con scritti sulla fenomenologia dell'immagine; scrisse saggi
motivando la complessita' del suo lavoro, soffermandosi con estrema
chiarezza sui punti focali su cui concentrarsi per comprendere ogni problema
nella molteplicita' dei suoi aspetti. ha redatto testi didattici
fondamentali per l'apprendimento attraverso la percezione visiva. formulo'
pensieri e scrisse poesie strutturate foneticamente e visivamente per
accentuare il significato della parola, dimostrando anche qui la propria
sistematicita'.
albers puntualizzo' il problema dell'arte intesa come scienza e ne dimostro'
i postulati, segnando cosi' una strada maestra che sollecito' a percorere in
modo sempre piu' analitico. fu un talento naturale della logica plastica e
cromatica, dando luogo a problemi concettuali e visivi, che vengono posti e
risolti allo stesso tempo. l'opera non ha bisogno di essere interpretata va
solo conosciuta. l'opera non va mediata con altri linguaggi. attraverso il
suo enorme lavoro albers e' riuscito a dire di se' tutto quello che voleva
fosse detto. severo e intransigente con se' e con gli altri fu un 'unico',
un vero rivoluzionario evolutivo e, operando a suo modo, ando' contro tutti
gli attuali e sempiterni luoghi comuni dell'arte. fu il metro di un 'altro'
ordine di misura. ridiede dignita' all'arte. fu un lavoratore instancabile.
il vero inizio dell'attivita' di josef albers nel campo dell'arte pura e'
datato 1925-1928, con opere come fugue,1925, e skyscrapers,1928.
nei lavori, che nascono immediatamente dopo il periodo del bianco e nero
durante il quale albers aveva realizzato patterns a forte sollecitazione
visiva nei quali l'immagine di base produce sensibili mutazioni a livello
retinico, si determinano ambiguita' percettive e strutture a piani
apparentemente sovrapposti, dove il colore ha una pura funzione topologica e
fa da supporto alla ricerca sistematica sul modulo e le sue variabilita'
automatiche. successivamente, nella serie delle treble clef del
1934, l'immagine non e' solo graficamente emblematica, ma e' portatrice di
un colore che e' la sostanza stessa della permutazione. queste ricerche, le
immagini e i loro sistemi, sono senz'altro precorritrici dell'elaborazione
elettronica.
si giunge poi al momento in cui il rapporto dialettico, del colore, del
segno e dello spazio, diventa la sostanza dell'opera. la traiettoria
inizialmente si alterna tra immagine polifocale in open air,
monofocale gate, entrambe del 1936, e bifocale come b and p,
del 1937; strutture ancora complesse e dense di riferimenti, che pero'
saranno le anticipazioni delle variant e degli homage to the
square.
l'omaggio al quadratto, iniziato nel 1950, e' il grande spettacolo
cromatico, pressoche' inesauribile, svolto su un rigidissimo schema formale
di tre o quattro quadrati sovrapposti di diverso colore.
albers diceva:"il colore e' il mezzo piu' relativo che esista, io posso
annientare il rosso piu' vivo se lo accosto a un violetto, posso far ballare
il grigio piu' triste se lo metto vicino a un nero. faccio quello che voglio
con il colore, esso si comporta come io mi aspetto. niente azzardo o buone o
cattive sorprese, so dove vado. sono io che comando". in queste opere, nelle
quali il colore totale diviene emanazione di spazio interno ed esterno a
forte suggestione psichica data inizialmente da acostamenti azzardati e
sollecitanti, albers ci da' la prova che i colori 'respirano', che si
'muovono' avanzando e indietreggiando, 'crescono' e 'diminuiscono' di fronte
alla nostra retina, tutto in funzione di come si uniscono tra loro. tutto e'
interrelazione.
albers ha sempre scritto sul retro e inizialmente persino, piccolo piccolo,
sul margine piu' esterno delle sue pitture da che cosa esse fossero
fisicamente composte, elencando dettagliatamente preparazione, sistemi e
sequenze, pigmenti, vernici, loro qualita' e marca di fabbricazione, ed ogni
altra annotazione riguardante la construzione dell'opera.
albers non interrompeva mai una pittura perche' poteva constatare il
raggiungimento di cio' che si era prefisso solo quando essa era ultimata, e
per opera ultimata si intendeva sino all'ultimo colore, sempre rigorosamente
puro, uscito dal tubetto, steso sulla masonite con la spatola, e allora su
quello esterno, ancora fresco, incideva in basso a destra il suo monogramma
e la data. poi attendeva qualche tempo, la rivedeva e solo quando la
riteneva perfetta, sia materialmente, sia spiritualimente, segnava sul retro
il titolo che rifletteva sempre la sensazione provata. vi meteva la firma
solo prima che essa uscisse dallo studio. anche tutto cio' faceva parte
della scrupolosa e sottile lezione del suo fare per tener lontana ogni
possibile mistificazione.
getulio alviani, 1991 (http://www.galerija-rigo.hr/02/albers.htm) |
|
|
Questo sito è nato
come uno strumento di studio personale della Storia dell'Arte, quando,
già oberato da molti impegni, decisi di affrontare quello che pareva
l'ultimo concorso a cattedra. Avevo bisogno, necessariamente, vista la
mole enorme di informazioni cui la materia è oggetto, di organizzare
razionalmente gli argomenti per creare una memoria strutturata di
risorse, riflessioni e materiale personale.
Il sito non offre
alcuna garanzia assoluta relativamente all’accuratezza, all’attualità o
alla completezza delle informazioni o dei materiali contenuti. Vi
invito quindi ad approfondire con altre fonti le informazioni presenti.
I contenuti sono costituiti da risorse che potrebbero essere soggette a
diritto d'autore. Chi utilizza il sito SI IMPEGNA perciò ad utilizzare
ogni suo contenuto esclusivamente ad uso personale per la riflessione
culturale e l'attività didattica.
Per motivi tecnici questo sito utilizza i cosiddetti cookies cioè
frammenti di codice che, tramite il browser di navigazione, vengono
memorizzati nella posizione predefinita del dispositivo in uso (maggiori
informazioni).
Informazioni:
scrivi
|
|
|
|