dove dipinse figure di filosofi. Lo stesso fece a Milano rappresentando in finte nicchie architettoniche
. Nelle finte strutture spaziali sperimenta soluzioni che attua poi concretamente durante la sua attività di architetto. La sua è un'architettura teatrale, fondata su uno sviluppo proporzionale e addensato, organico, delle masse. Nel 1499 i francesi invadono Milano e Bramante si stabilisce a Roma dove svilupperà parte dell'architettura più significativa, ma anche contestata, del '500. L'intesa con Raffaello apre la strada ad una qualificazione nuova dell'arte. Finora si era parlato infatti di
perché si dimostra che in realtà ognuna delle tecniche si dà, sempre e soltanto, come forma sensibile, come "insieme di masse colorate, chiare e scure"
. Zeri distingue nell'opera di Bramante due fasi corrispondenti ai periodi milanese e romano. Il primo assolutamente innovativo, il secondo pieno di retorica, architettura ridotta a pura rappresentazione.
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opera |
anno |
citta |
luogo |
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621
- Eraclito e Democrito |
1477 |
Milano |
Pinacoteca di Brera, |
Fresco transferred to canvas
(http://gallery.euroweb.hu/html/b/bramante/) |
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444
- Santa Maria presso San Satiro (sezione) |
1480 |
Milano |
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(imm. http://www.lib.virginia.edu/dic/colls/thumbs2www/arh102/images/jpegs/seven08.jpg)articolo su: http://www.corriere.it/vivimilano/speciali/2003/02_Febbraio/07/satiro.shtml |
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440
- Santa Maria presso San Satiro (interno) |
1480 |
Milano |
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(imm. http://www.lib.virginia.edu/dic/colls/thumbs2www/arh102/images/jpegs/seven08.jpg) |
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439
- Santa Maria presso San Satiro (esterno) |
1480 |
Milano |
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(imm. http://www.lib.virginia.edu/dic/colls/thumbs2www/arh102/images/jpegs/seven07.jpg) |
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157
- Santa Maria presso San Satiro |
1480 |
Milano |
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Gli inizi di Bramante sono in pittura e da pittore interviene, non avendo spazio reale, per aumentare la profondità del coro realizzando una prospettiva con elementi a stucco: lo spazio reale e quello illusorio, ai fini della percezione sono dunque la stessa cosa. |
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206
- Palazzo della cancelleria |
1490 |
Roma |
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Palazzo iniziato per il Cardinale Riario e successivamente occupato dalla Cancelleria apostolica. Sembra sia stato progettato e in gran parte compiuto fra il 1486 1496. Il palazzo risente dell' influenza dell' Alberti. La tradizione era solita attribuirlo a Bramante, probabilmente per la sua eleganza, ma Bramante sarebbe giunto a Roma nell' inverno 1499-1500, mentre mentre d' altro canto non vi è dubbio che i caratteri architettonici fondamentali del palazzo della Cancelleria erano fissati molto prima di allora.
La lunghissima facciata consiste di un alto basamento su cui si innalzano due piani, scanditi da un ritmo binario di lesene. Le analogie con Palazzo Rucellai appaiono evidenti, ma gli accorgimenti usati nelle proporzioni del palazzo della Cancelleria segnano un progresso rispetto alla fiacca copia eseguita da Rossellino a Pienza. La suddivisione orizzontale in tre parti è resa più semplice e lineare di quella di Palazzo Rucellai grazie all' omissione delle lesene al pianterreno. Le finestre relativamente piccole del pian terreno formano un potente basamento su cui poggiano i due piani superiori anch' essi rivestiti in bugnato, ma trattati in maniera diversa.
Il piano nobile ha un' unica grande finestra per ogni campata, mentre l' ultimo piano ha due finestre in ogni campata. La grande massa muraria è spezzata sia orizzontalmente che verticalmente alle estremità della facciata, ma mancano della profondità necessaria e renderle pienamente efficaci. Nel palazzo della Cancelleria il ritmo si fa più complesso, di quello di Palazzo Rucellai, per l' alternarsi di una campata stretta priva di finestre racchiusa fra lesene binate e di un ampia campata più ampia con finestra, quindi il ritmo AABAABAA di Palazzo Rucellai, viene sostituito da ABABAB. I davanzali delle finestre e le basi delle lesene sono qui distaccati dalla cornice del piano sottostante. L' introduzione di campate larghe e campate strette porta ad un nuovo tipo di proporzione. Al posto dei rapporti semplici 1:2 o 2:3 dei palazzi del primo Rinascimento, troviamo nella Cancelleria quella proporzione irrazionale detta "sezione aurea". Così, per esempio, la larghezza di un' intera unità di quattro lesene sta alla sua altezza come l' altezza di una delle finestra principali sta alla sua larghezza, e la stessa proporzione regola la larghezza delle campate più strette e di quelle più larghe. Questo mostra come l' architetto del Palazzo della Cancelleria aveva una profonda conoscenza sia della teoria che della prassi albertiane ed era in grado di far compiere all' architettura un notevole progresso.
La facciata principale comunque non corrisponde alle altre su via Pellegrino, su corso Vittorio e a quella del giardino. La travata ritmica della facciata principale è replicata solo nella parte centrale del fronte su via del Pellegrino, però con un ritmo diverso, poiché le lesene binate si avvicinano tra loro allontanandosi dalle finestre. Inoltre il pianterreno di via del Pellegrino ha una serie di botteghe (forse il Riario fù costretto a ripristinare quelle demolite con il vecchio palazzo).
I fronti su corso Vittorio sono scanditi non più da lesene binate ma da lesene semplici e le finestre dei piani superiori non hanno il finto balconcino presente in quelle della facciata principale; le finestre del pianterreno invece, hanno semplici ghiere (sagoma aggettante che segue l' andamento dell' arco indicandone lo spessore). Nel fronte sul giardino invece le aperture ai vari piani sono addirittura irregolari.
La facciata del cortile interno presenta una più stretta analogia con Palazzo Rucellai in quanto direttamente esemplificata dal prospetto del Colosseo, con colonne ai piani inferiori e lesene all' ultimo piano. Il duplice ordine di loggiati sostenuti da colonne richiama l' Ospedale degli Innocenti, mentre il terzo piano presenta una variante rispetto al medesimo piano della facciata esterna nella sostituzione delle lesene binate con lesene singole, che danno il ritmo interno l' andamento AAA. Il problema dell' angolo anche qui è risolto come a palazzo Venezia con un pilastro a forma di L.
Sono stati tutti questi sottili accorgimenti a indurre a credere che, se c' è stato effettivamente un intervento di Bramante, è in questa parte dell' edificio. Questa opinione è rafforzata dal fatto che Bramante era Originario di Urbino, dove troviamo il primo esempio databile di questo tipo di soluzione dato al problema degli angoli. L' altezza delle Colonne del cortile interno sono più alte di 1/5 rispetto alle lesene del medesimo piano della facciata esterna (5.23 invece che 4.10), come anche l' altezza del piano superiore. Queste variazioni sono dovute alla diminuzione sempre di 1/5 delle trabeazioni nel cortile interno.
Il palazzo della Cancelleria, per volere del Riario, ingloba la chiesa di S. Lorenzo in Damaso. Nella composizione il Palazzo deriva da principi toscani, nello stile dei particolari dell' esterno sono riconoscibili influenze veneto-lombardeschi come nel tipo di finestra ad arco impostato su pilastrini e inquadrato da rettangolo |
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158
- coro di Santa maria delle Grazie |
1492 |
Milano |
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Il tema della chiesa a pianta centrale con la cupola coordinata all'abside. E' interessantissima la serie di archi accoppiati tra pilastri che fascia la cupola la quale poggia su un un volume concettualmente cubico al quale si incastrano in basso le tre absidi. |
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159
- chiostro di Santa Maria della Pace |
1500 |
Roma |
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Prima opera romana, ancora vicina allo stile delle sue opere lombarde ma con una soluzione particolrmente azzardata nel secondo ordine dove una colonnina poggia al sommo degli archi sottostanti. Anche qui per Bramante l'esigenza visiva prevale su quella architettonica, senza l'accorgimento coraggiosamente preso la profondità dei vuoti sarebbe stata infatti eccessiva. |
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442
- tempietto di San Pietro in Montorio (nicchia) |
1502 |
Roma |
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Disegnata da Sebastiano Serlio (imm: http://www.lib.virginia.edu/dic/colls/thumbs2www/arh102/images/jpegs/nine10.jpg) |
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441
- tempietto di San Pietro in Montorio (pianta) |
1502 |
Roma |
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Disegnata da Sebastiano Serlio (imm: http://www.lib.virginia.edu/dic/colls/thumbs2www/arh102/images/jpegs/nine11.jpg) |
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160
- tempietto di San Pietro in Montorio |
1502 |
Roma |
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Non essendoci problemi statici, date le ridotte dimensioni dell'edificio, Bramante ha potuto sperimentare con libertà le soluzioni architettoniche che adotterà poi, in più vasta scala, nelle opere successive. La funzione è commemorativa in quanto sorge sul luogo dove si credeva fosse stato crocifisso san Pietro ma voleva anche essere simbolo della chiesa, di cui Pietro fu fondatore.
Bramante teorizzava, per dare uniformità urbanistica alla città, una ricostruzione di Roma fondata su alcune tipologie di edifici antichi in base alle teorie vitruviane ed agli studi archeologici. Nel tempietto il modello di riferimento è appunto il tempio classico a pianta centrale (vedi quello di Vesta) mentre nella metologia progettuale vengono attuate le teorie della composizione modulare formulate da Vitruvio. L'unità architettonica di base, la colonna, funge da modulo per uno sviluppo armonico degli elementi e per il loro rapporto con lo spazio circostante. Usa colonne tuscaniche poggiate su di un plinto ininterrotto, il tutto su tre gradini, tre "dischi" concentrinci, così da forzare la spinta verso l'alto culminante nella cupola che conclude in verticale il corpo centrale, al di là della balaustra. E' chiaro che la struttura dipende da un centro simbolico, che diventa dato architettonico. Già Sebastiano Serlio aveva notato come le linee costruttive del profondo strombo delle finestre confluissero al centro dell'edificio. Il concetto di "centralità" doveva essere rafforzata, tra l'altro, da un porticato anulare a colonne che, in un progetto originario, avrebbe circondato l'intero edificio. (Al) |
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161
- progetto per San Pietro |
1506 |
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Nel 1506 Giulio II affida a Bramante il progetto per la ricostruzione di San Pietro. La nuova chiesa sarebbe dovuta sorgere sopra la tomba del santo e doveva includere il mausoleo dedicato al Papa a cui Michelangelo stava lavorando e che pensava di situare sotto la cupola. Bramante invece progetta una struttura che assumeva già in sé il concetto "storico-ideologico che doveva avere il monumento michelangiolesco" (Argan) e ne rendeva implicitamente irrealizzabile il progetto. La pianta era una croce greca iscritta in un quadrato con un'abside ad ognuno dei quattro lati, una cupola centrale e quattro cappelle quadrate a cupola sulle diagonali. Quindi una struttura simmetrica, concentrata, in cui le masse plastiche addensandosi avrebbero spinto verso l'alto la grande cupola al di sotto della quale non poteva che esserci il vuoto.
(imm. http://www.lib.virginia.edu/dic/colls/thumbs2www/arh102/images/jpegs/ten11.jpg) |
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172
- pianta della Consolazione di Todi |
1508 |
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Pianta centrale, sostanzialmente quattro grandi absidi che si impostano sui lati di un quadrato creando un'architettura si sole curve. |
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171
- casa di Raffaello |
1512 |
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Non più esistente. Fu la prima soluzione dipalazzo civile composto da un'ordine inferiore a bugnato rustico (la parte adibita a botteghe come nell'uso dell'epoca), che evocava la maestosità dell'architettura civile romana, ed uno superiore scandito da mezzecolonne doriche accoppiate che includevano le finestre sormontate da timpano e poggiavano su di un plinto allineato ai balconi. Diventerà un "tipo" di edificio a cui farà riferimento gran parte dell'architettura europea fondata sul linguaggio classico (vedi Sansovino, Palladio, il '700 e il periodo imperiale londinese dei primi del '900) |