Giovanni Fattori
(Livorno 1825 - Firenze 30 agosto 1908)
Nella fama che da morto lo avvolge e già lo solleva alla gloria, sembra
che della vita di lui non si sappia altro che la sua onorata povertà. […]
Ma di quanto nella biografia di questo artista può aiutarci a spiegare
l’arte sua e le successive maniere, pochi si occupano. Sono stati, fra gli
altri, dimenticati due fatti capitali. Il primo è che Giovanni Fattori non
ha mai creduto d’essere un puro paesista, un pittore cioè di vuoti
paesaggi, ma sì un pittore di figura il quale adoperava i mille studi e
studietti di paese, adesso fortuna dei mercanti e invidia dei
raccoglitori, soltanto per comporre gli sfondi convenienti ai suoi quadri
di butteri, di bifolchi, di boscaiole, di buoi, di puledri, di soldati,
d’accampamenti, di manovre, di battaglie. Il secondo fatto è che Giovanni
Fattori fino ai trentacinque o trentasei anni ha dipinto poco e fiacco, e
i più dei quadri, quadretti, bozzetti e appunti che oggi si espongono, si
lodano, si comprano e si ricomprano, sono tutti dipinti verso i quarant’anni
e dopo, dal 1861 o ’65. Il caso è più unico che raro nella storia
dell’arte, ma ci aiuta a capire quel che di meditato, riposato e maturo è
nelle sue opere migliori, anche nelle più antiche, ingenuamente credute
giovanili e primaverili.
U. Ojetti, Ritratti dipinti da Giovanni Fattori, in “Dedalo”, 1925
La realizzazione di un’opera era frutto di una lunga genesi preparatoria,
con svariati bozzetti e riflessioni. Lui stesso racconta dell’abitudine di
portare con se un blocchetto di appunti dove segnare le minime impressioni
di una scena o un paesaggio.
Soldati francesi del '59
1859
tavola; 15 x 32
Collezione privata
Il dipinto fa parte di una serie di tavolette, eseguite
a macchia con impareggiabile fluidità, che segna una sorta di presa di
coscienza da parte di Fattori di una nuova e più radicale visione della
realtà. Si tratta del reggimento di soldati francesi al comando di
Gerolamo Napoleone, cugino dell'imperatore Napoleone III, che per un
periodo si accampò alle Cascine di Firenze, per controllare la situazione
politica in seguito allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza e
alla caduta del governo granducale. Questo gruppo di opere vengono
considerate come sperimentali, perché segnano il passaggio dalla
rappresentazione di storia antica a quella di storia contemporanea, che
Fattori traduce con inedita verità.
Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta 1859 - 1862
Il soggetto è trattato senza nessuna concessione eroica
o aulica, presentando in maniera impietosa la cruda realtà di uno scontro
militare: quello dei tanti uomini che restano feriti e che vengono
raccolti da un carro guidato da monache.
In Vedetta 1970
Come nei Soldati francesi il quadro è realizzato con
macchie larghe quasi solamente bianche e nere, ed il cielo azzurro dello
sfondo marca ulteriormente il contrasto cromatico. Il paesaggio è scarno e
le figure quasi immobili…
coerente con Cricco/di Teodoro -> pg. 590/595
- Considerato il più grande pittore italiano dell'800
- partecipa ai moti del 48
- frequenta il caffè Michelangelo, insofferente per l'arte ufficiale
sposa le teorie dei macchiaioli
- dipinge temi militari e del lavoro dell'uomo (scene agricole, buoi,
cavalli)
- non si concentra sul momento epico, non c'è retorica nei suo quadri,
la sua attenzione è per i momenti di vita quotidiana di cui evidenzia il
lato doloroso
- nel 1862 vince il concorso di Bettino Ricasoli con Campo italiano
alla battaglia di Magenta
- soldati francesi del 59
- rotonda di palmieri
- in vedetta
- bovi al carro, la libecciata
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