Arte Egea

 

 

Creta


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A Creta probabilmente nel III millennio aC sono giunte tribù provenienti dall'Asia Minore, capaci di lavorare il rame ed altri metalli.

il palazzo di Cnosso

Intorno al 2000, 1900 aC, a Cnosso, Festo e Malia sono stati costruiti degli edifici che potrebbero essere definiti città-palazzo. All'interno dei palazzi doveva convivere infatti una numerosa comunità. Dai resti possiamo dedurre che fossero a più piani con ambienti disposti intorno ad un ampio cortile rettangolare. Distrutti intorno al 1700 aC forse da un terremoto, i palazzi furono ricostruiti nel cosiddetto periodo neopalaziale (successivo al protopalaziale) con ancora maggiore fasto e imponenza.

Quello di Cnosso copriva un'area di 20.000 metri quadri, da qui forse la leggenda del labirinto costruito da Dedalo su incarico di Minosse per potervi rinchiudere il Minotauro, ucciso poi da Teseo con l'aiuto di Arianna. Il palazzo non era difeso da mura, ed era decorato con pitture a colori vivaci che conferivano una intensa luminosità. La decorazione parietale è stata ridipinta nei primi del novecento durante un restauro curato dall'archeologo John Evans che ha suscitato forti perplessità. Le colonne erano rastremate verso il basso e vivacemente dipinte. Nei cortili e nelle sale interne ci si riuniva per attività rituali di vario tipo e per i giochi acrobatici con i tori. Alcuni presentavano gradinate simili al kóilon dei teatri greci o alle cavee romane.

Pittura, scultura, vasi cretesi

La scultura cretese si occupa solo di piccoli oggetti (figure in avorio, vasi in steatite, tazze d'oro) dove si raggiunge una straordinaria raffinatezza. La famosa statuetta eburnea (di avorio) dell'Acrobata è collegata al rito dei volteggi sul toro. I cretesi avevano importato il culto dell'animale, simbolo di fecondità, dalle civiltà orientali. Il toro compare anche nel rhyton, un vaso a forma di testa taurina i cui occhi sono realizzati in cristallo di rocca, diaspro e madreperla. Le corna in legno dorato sono frutto di un restauro.

La pittura vascolare privilegia le forme naturali e i soggetti geometrici (es. i vasi di Kamares) che vengono adattati alle eleganti forme delle ceramiche integrandosi perfettamente. Vengono usati pochi colori (giallo, rosso, bianco su fondo scuro) accostati con grande sensibilità. Nel periodo neopalaziale prevalgono i soggetti naturali che sono ridotti ai loro caratteri essenziali e, come dimostra una fiasca del XVII secolo aC raffigurante un polipo, le decorazioni sono più libere rispetto alla forma del vaso. Si parla a questo proposito di naturalismo, inteso anche come resa spontanea, fresca, naturale del soggetto, e si usa solo il nero su fondo chiaro.

Le pitture parietali rinvenute testimoniano vivacità e capacità di interpretare la realtà come si vede dalla fanciulla di Cnosso: la parigina. La figura bidimensionale, ripresa di profilo, denuncia chiare influenze egizie ed è caratterizzata dal grande occhio marcato dal sopracciglio. I colori sono stesi in campiture delimitate da una spessa linea nera. L'acconciatura articolata ed il trucco testimoniano la libertà goduta dalle donne nella società cretese.

 

 

Micene (1400-1000 a.C.)

Architettura e città fortezza

Le città micenee erano decisamente più piccole delle città-palazzo cretesi e a differenza di queste erano fortificate con mura possenti. Ne sono un esempio le mura di Tirinto, spesse fino a 17 metri e alte 10, al cui interno correva una galleria che consentiva lo spostamento delle sentinelle. Risultavano talmente imponenti da alimentare la leggenda che fossero costruite dai Ciclopi.

Il palazzo reale era impostato sulla tipologia del "megaron": un ampio vano rettangolare, preceduto da un vestibolo, con al centro il focolare delimitato da quattro colonne che consentivano un innalzamento del tetto per l'illuminazione interna. Nel megaron, descritto anche nelle scritture di Omero, ci si riuniva e si ricevevano gli ospiti. La tipologia architettonica sarà la base di sviluppo dei templi greci.

 

Tomba del cosiddetto "Tesoro di Atreo"

È una tomba ipogea a tumulo il cui ambiente principale, detto tholos, è a pianta circolare con copertura a falsa cupola creata mediante la sovrapposizione di 33 anelli di pietra concentrici (soluzione simile a quella dei nuraghi e nei trulli). Al tholos si accede percorrendo un lungo corridoio esterno (dromos) scavato nel terreno, e attraversando una porta sormontata dal tipico triangolo di scarico. La camera funeraria quadrangolare è collegata all'ambiente principale da un angusto passaggio. All'interno è stata rinvenuta la maschera funeraria d'oro, ritenuta di Agamennone, e altri preziosi oggetti tra i quali pugnali con lame di bronzo ageminato in oro e argento.



  • Maschere di derivazione egizia: maschera di Agamennone (scoperta da Heinrich Schliemann, XVI sec. aC) ; tratti forti e decisi, tipici di una civiltà guerriera

  • decorazioni molto eleganti del XVI aC delle lame di pugnale (bronzo ageminato in oro e argento) della rocca di Micene, che mostrano una composizione studiata in perfetta relazione con la forma del pugnale.

  • decorazioni della ceramica (calice di Jàlisos, Rodi, XI aC) con soggetti naturalistici ridotti all'essenza (stile schematizzato)

 

ageminatura: decorazione tramite lamine sottili di metallo prezioso battute nei solchi predisposti in un altro metallo; anche damaschinatura, per le decorazioni più minuziose di cui Damasco era la zona più fiorente

steatite: varietà di talco a struttura compatta, di colore verde pallido, facilmente lavorabile, adoperata per oggetti ornamentali; è anche usata dai sarti per fare segni sulla stoffa prima di tagliarla e per questo viene chiamata comunemente pietra da sarto.(garzanti)

diaspro: varietà compatta di silice, a struttura microgranulare, di vario colore, usata come pietra ornamentale

 
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