L'antico Regno
La piramide di Zoser a Saqqara
Saqquara
è la necropoli più vicina a Menfi. Qui sorge la prima grande piramide in pietra
eretta da Zoser, fondatore della III dinastia, per se e per la sua famiglia.
Posta sulla riva occidentale del Nilo (come quasi tutte le piramidi), dove il
sole tramonta, mentre le città sono su quella orientale, dove il
sole nasce. Costruita in pietra calcarea, inizialmente era prevista una sola
mastaba quadrata, poi ne sono state sovrapposte altre 3 e infine la
costruzione è stata ampliata fino a raggiungere la forma attuale, analoga alla
ziggurat mesopotamica, a 6
gradoni, alta 60 metri. Approssimativamente al centro, in un pozzo profondo 28 metri era il sepolcro
reale. La piramide è collocata in un vasto complesso funerario. In una cella
posta sul lato est della piramide, il serdab, vi era la statua a
tutto tondo di Zoser realizzata con pochi volumi squadrati che comunicano un
senso si potenza. "Il re" attraverso due fori nella parete poteva guardare
(i suoi occhi originariamente erano in cristallo di rocca) la stella polare e le
costellazioni fisse.
Le piramidi di Ghiza
fanno parte di un complesso funebre a cui si giungeva da un
tempio a valle; qui il re defunto giungeva con una imbarcazione e veniva poi
portato, attraverso un passaggio coperto fino alla tomba. VIcino alla piramide
di Cheope, nel 1954 è stata rinvenuta la Barca Solare, con cui il re avrebbe
dovuto compiere il suo viaggio ultraterreno. A valle della piramide di Chefren
vi è la Sfinge col volto incorniciato dal nemes (copricapo egizio)
con al centro l'ureo (cobra femmina irritato)
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la piramide di Cheope
la più grande e antica, il rapporto tra perimetro di base e altezza è pari a 2π
(gli antichi egizi gli attribuivano il valore di 6,32): evidente ricerca di
assoluta perfezione geometrica, infatti la piramide è simbolo del sole
(il grande dio Ra)
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la piramide di Chefren
sembra più grande di quella di Cheope per essere stata costruita più in alto e
per avere una maggiore inclinazione degli spigoli; è l'unica a mantenere in cima
l'originario rivestimento calcareo
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la piramide di Micerino
Visualizzazione ingrandita della mappa
La pittura
La pittura è molto vivace, come testimonia il fregio con
oche (IV
dinastia, camera funeraria
di Itet a Màidum). Le rappresentazioni sono sempre di profilo e bidimensionali.
La figura umana è ricostruita sulla base di un reticolo quadrettato basato sulla
dimensione del pugno. Nella caccia all'ippototamo (V dinastia - 2465/2323 aC,
Saqqara, necropoli, Mastaba di Ty) si può notare l'adozione del rapporto
proporzionale gerarchico: Ty infatti assiste su una barca di papiri alla caccia
all'ippopotamo che si tiene in un canneto ed è rappresentato grande il doppio
dei suoi servi. Gli artisti venivano educati in scuole di casta e si tramandavano l'arte
da padre in figlio, è anche per questo motivo che la pittura egizia si mostra in
maniera unitaria.
La scultura
Caratteristica è l'immobilità di chi è al di sopra
della transitorietà delle vicende umane. L'altorilievo raffigurante il re
Micerino tra due dee rinvenuto nel tempio a valle della piramide reale di
Ghiza, rappresenta il re tra una dea locale e la dea Hathòr
(divinità della gioia e madre di Horus) rappresentata con le corna perché
rappresentata sotto forma di vacca, tra le quali si vede il disco solare,
perché è identificata con Iside. Il re ha la posa di tutte le statue faraoniche
stanti: frontale, con le braccia tese lungo il corpo e i pugni chiusi, una gamba
leggermente avanzata.
Il nuovo regno
Il tempio di Karnak
dedicato al dio Amon, divenuto una delle maggiori divinità, è
la più vasta costruzione egizia, una delle più grandi del mondo, eretta nel
corso di oltre un millennio. Il tempio è circondato dalla cosittetta cinta
muraria di Amon, che si estende per 2.400 metri. All'interno il tempio di
Amon è costituito da vari ambienti, coperti e scoperti, il più interno dei quali
è il sacrario. Si accede ai diversi ambienti tramite sei piloni, porte
monumentali inserite tra due corpi trapezoidali. Dal secondo pilone, dopo un
grande cortile (100 x 80 metri) si accede a una grande sala sorretta da diverse
file di colonne (134), detta ipostila, formata da una navata
centrale più alta, in modo da consentirne l'illuminazione dall'alto con una
serie di finestre, sorretta da 12 enormi colonne con capitello a forma di papiro
aperto (le altre sono a forma di papiro chiuso) e collegate da possenti
architravi poste a 23 metri dal suolo. Le colonne sono decorate e incise e
conservano ancora in parte il colore originale. Il soffitto della navata era
disseminato di stelle dorate.
Mano a mano che si procedeva verso il sacrario il
pavimento si alzava, il soffitto si abbassava e le pareti si stringevano in modo
da creare una forte esasperazione prospettica e rendere concretamente l'idea del
passaggio verso un'alta dimensione. Solo il gran sacerdote e il faraone
potevano entrare nel sacrario, gli altri sacerdoti si fermavano via via negli
ambienti precedenti in base al loro rango.
Il tempio della regina Hatshepsút
È uno dei complessi funerari
più originali d'Egitto, sorto durante la XVIII dinastia sulla riva sinistra del
Nilo. Si integra perfettamente nella scenografia naturale rocciosa ai cui
piedi si adagia, dimostrando una nuova concezione rispetto a quella che ispirava
le piramidi, in cui il re si isolava, nel deserto, dal mondo umano. Oltre alla
serie di pilastri squadrati che danno sobrietà e fermezza alla struttura, sono
state usate all'interno colonne hathoriche (raffigurano Hathor) e protodoriche.
Il trono di Tutankhamon
Sullo schienale d'oro sono rappresentati il re e la regina che
in tono affettuosamente familiare gli offre un unguento mentre gli carezza
dolcemente una spalla. Alle loro spalle il sole irradia i suoi raggi che
terminano con piccole mani (simbolo del potere in tutte le religioni antiche).
"Malgrado la consueta disposizione planimetrica" si osserva un "armonico
rapporto, calcolato ma mosso, dei corpi"
Akhenaton
È di questo periodo la
scultura che ritrae Nefertiti, trovata nel 1912 nello studio di uno
scultore. La rappresentazione realistica è espressione di una armonizzazione
delle varie parti della figura: il lungo collo flessuoso, i delicati passaggi
chiaroscurali, l'espressività dello sguardo, la morbidezza delle labbra, i
dettagli precisi delle orecchie fino al coronamento del copricapo regale.
I ramessidi
I templi di Aton e Hathór furono fatti costruire ad Abu
Simbel (sulla riva sinistra del Nilo, vicino all'attuale confine col Sudan)
da Ramses II. Scavati nella roccia, sono caratterizzati da un ritorno
alla grandiosità delle proporzioni che ribadiscono la superiorità divina del
faraone. Il tempio di Amon è stato realizzato asportando parte di
uno sperone roccioso in modo da creare un enorme "palco" dove addossare quattro
enormi statue rappresentanti il faraone e, di dimensioni molto minori, tra le
gambe e ai lati delle statue, principi, principesse e la regina Nefertari.
All'interno, man mano che si procede il pavimento si rialza ed il soffitto si
abbassa esasperando la naturale visione prospettica in direzione del punto
terminale, il sacrario. In questo luogo, due volte l'anno, il 21
febbraio e il 21 ottobre penetravano i raggi solari illuminando le prime tre
statue, Ramses II, Amon-Ra e Harmankhis, ma non quella di Pta, divinità non
solare. L'effetto raggiunto attraverso complessi calcoli astronomici caricava il
luogo di forti significati simbolici.
La costruzione della diga di Assuàn ha reso necessario
lo spostamento dell'intero complesso 60 metri più in alto e malgrado
l'attenzione prestata l'illuminazione del sacrario non avviene più nelle date
stabilite ma un giorno più tardi.
L'alessandrinismo
Con questa parola si è indicato per lungo tempo il periodo che
oggi preferiamo chiamare ellenismo. Alessandro fondò, nel 331 aC, Alessandria,
nuova capitale d'Egitto.
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