Matisse, Henri (Tratto da Einaudi)
(Le Cateau-Cambrésis (Nord) 1869 – Nizza 1954). Figlio
di un mercante di granaglie venne avviato agli studi di
legge e s’impiegò presso un avvocato a Saint-Quentin;
nel 1890 cominciò a dedicarsi alla pittura e frequentò la
scuola di Quentin-Latour. In seguito, tornato a Parigi nel
1892, s’iscrisse ali’Académie Julian dove si preparò al
concorso di ammissione all’Accademia e seguì contemporaneamente
i corsi serali dell’Ecole des arts décoratifs,
dove conobbe Albert Marquet. Gustave Moreau ne notò
i disegni e lo ammise al suo corso (marzo 1895) dispensandolo
dalla prova di ammissione; M potè misurarsi con
gli esempi dei maestri antichi e formare la sua personalità
artistica.
Conobbe Rouault, Camoin, Manguin, il pittore
belga Evenepoel. I primi quadri di M rievocano l’atmosfera
ovattata e l’oggettività poetica dei Nabis ma rivelano già un acuto interesse
per la composizione del dipinto. Nell’estate del
1896 incontrò l’australiano John Russel... che gli fece conoscere
Rodin (cui si ispirerà poco dopo nelle prime sculture)
e Camille Pissarro.
Nei numerosi studi di paesaggio
da lui eseguiti alla fine del xix sec. è ancora viva la lezione
dell’impressionismo, vivificata da quella di van Gogh (l’Albero, 1898: conservato a Bordeaux).
Il saggio di Signac De Delacroix au Nèo-Impressionnisme, pubblicato
su «la Revue blanche» nel 1899, attirò l’attenzione di M
sul problema del colore. Insieme a Marquet, seguendo i
consigli del comune maestro Moreau, alternò gli studi dal
vero (ad Arcueil, al Lussemburgo) alle interpretazioni di
opere antiche. Un «pre-fauvisme» vide la luce dal 1899,
con nature morte dai toni saturi, di un azzurro cobalto,
di verdi smeraldo e di arancio, di viola purpurei, con
anatomie femminili o maschili semplificate plasticamente
(Nudo in studio: Londra, Tate Gall.)... Nel 1901 espose
al Salon des Indépendants e nello stesso anno Derain,
alla retrospettiva di van Gogh presso Bernheim-Jeune, gli
presentava Vlaminck. Quella tra il 1901 e il 1903 è peraltro
la fase più austera della pittura di M – cui non è
estranea la pratica della scultura nel segno di Robin e di
Barye –: il colore cala di tono, le superfici sono rigorosamente
concepite in funzione del rettangolo del quadro,
ed obbediscono a un ritmo in qualche modo cézanniano
(Notre-Dame di tardo pomeriggio, 1902: Buffalo, Albright-
Knox Art Gall.).
Il periodo fauve Il 1904 è l’anno delle esperienze decisive.
Dopo aver esposto da Vollard in giugno (prima personale),
M passa l’estate a Saint-Tropez presso Signac
provandosi nella tecnica neo-impressionista. La Terrazza
di Signac a Saint-Tropez (1904: Boston, I. S. Gardner Museum)
presenta subito la sintesi delle precedenti conquiste
con impaginazioni japonisantes. In M è fondamentale
la capacità di ripartire con equilibrio masse ed arabeschi
decorativi: Lusso, calma e voluttà (Parigi, mo), esposto
agli Indépendants nel 1905 e acquistato da Signac, rivela
sotto questo aspetto un flagrante disaccordo tra linea e
colore, ma il tema della gioia apollinea, raggiante sulla
pienezza delle forme e sulla natura pacificata, è significativo
dell’evoluzione di M. Il procedimento divisionista
gli consente inoltre di verificare più da vicino la qualità e
la quantità sensoriale, emotiva, di ciascun tocco di colore
sul campo della tela (Nudo in studio, 1904-905: Parigi,
mnam).
Forte di questa nuova esperienza, dal 1905 al
1907, durante il breve periodo di parossismo fauve, M
realizza le interpretazioni più audaci, ma anche più variate,
sia nel paesaggio che nel ritratto e nella composizione
a figure. Nell’estate del 1905 realizzò numerosi
bozzetti e studi per la Gioia di vivere. La piccola
Pastorale è un primo punto fermo per lo sviluppo dell’artista.
Nella Finestra aperta a Collioure e nella
Donna col cappello, esposti al Salon d’Automme
del 1905, l’empito creativo e decorativo – evidente soprattutto nei paesaggi –
presenta nel volto di donna, verde, ocra, e malva, un inedito vigore espressivo
che si ritrova nel Ritratto
dalla riga verde e nella
Gitana, dagli accenti
espressionisti. Il saldo assetto di
queste figure, costruite su vasti piani timbrici (verde, viola,
indaco, blu notte), lascia presentire un’evoluzione verso
il rinserrarsi della forma, aiutata dalla frequentazione
delle opere di Gauguin e dalla scultura africana.
Per M l’espressione nasce dalla struttura del quadro e
non dal contenuto emotivo come in van Gogh o negli artisti
tedeschi di Die Brücke; si basa sulla ricerca delle «linee
essenziali» e questo aspetto eminentemente armonico
deve, secondo il suo intento, offrire all’uomo moderno
un piacere tutto classico. La
Danza e la
Musica, commissionati
nel 1909
illustrano eccellentemente la celebre affermazione
«Tre colori per un vasto pannello di danza: l’azzurro
del cielo, il rosa dei corpi, il verde della collina»
(intervista a «Nouvelles», 12 aprile 1909).
Il gusto per la
musicalità astratta delle linee e dei colori è confermato
dall’interesse dell’artista per l’arte musulmana: nel 1910
visitò con Marquet la mostra di Monaco; trascorse l’inverno del 1910-11 nella
Spagna meridionale e l’inizio dell’anno successivo in Marocco, dove ritornò nel
1913. L’espressionismo della Gitana riappare nell’Algerina, ma è in qualche modo decantato. Questa
figura, trattata con sobrie e vigorose zone piatte bruscamente
definite dai neri, rammenta la tecnica dell’incisione
su legno e non è priva di rapporti con le opere,
pressappoco contemporanee, di Kirchner. S’impone la
stessa osservazione per i nudi eseguiti durante l’estate del
1909 a Cavalière (Nudo rosa: conservato a Grenoble). Alcune
nature morte sfruttano una disposizione ed un tocco
ancora cézanniani (Natura morta con aranci, 1912: Parigi,
Museo Picasso), mentre altre (al pari di taluni quadri
d’interni) sviluppano il tema in una successione di
tinte piatte molto attentamente ordinate in rapporto alla
superficie della tela, su cui s’iscrivono i motivi preferiti
(la Famiglia del pittore, 1911: San Pietroburgo, Ermitage;
i Pesci rossi, 1911: Mosca, Museo Pu∫kin).
Il sottile equilibrio matissiano tra rigore e sensibilità raggiunge acutezza
estrema nella Finestra azzurra del 1911 (New York,
moma), eseguita a Issi-les-Moulineaux, dove il pittore
abitava dal 1909. Acquistati da Morosov, i tre quadri
detti «Trittico marocchino» (1912: San Pietroburgo, Ermitage;
Mosca, Museo Pu∫kin) propongono, con stile più
disteso grazie alla luce mediterranea, in cui il colore suggerisce la forma, una sintesi delle recenti ricerche.
Nel
1914 M riprese uno studio al n. 19 di quai Saint-Michel.
Prima di riscoprire Nizza e la sua pienezza solare, nel
1917, come all’inizio della sua carriera, passò attraverso
un periodo di austerità, ricercando armonie più scure e
audaci semplificazioni che presentano paralleli con quelle
del cubismo sintetico. Realizza opere in cui i diversi motivi,
incastonati felicemente da curve tracciate su un vasto
fondo nero – il nero, «colore di luce», dice M – sono
segni puri, benché identificabili (i Marocchini, 1916:
New York, moma; i Coloquintidi, 1916: ivi). La Portafinestra
a Collioure (1914: coll., priv.) va ancor più lontano:
eliminati i dettagli della finestra, restano presenti soltanto
campi cromatici essenziali, che attireranno l’attenzione
di Newman, Reinhardt e Rothko.
Nel 1921 M si
stabilì a Nizza. L’Interno a Nizza (1917-18: Copenhagen,
smfk), nel quale le palme e la luce del Mezzogiorno occupano
un posto ancora discreto ma rivelatore, servono
di transizione tra la produzione parigina e quella degli
anni Venti. Alcune creazioni presentano una leggerezza
ellittica vicina a quella di Bonnard (Interno a Nizza, 1921:
Parigi, mnam), che assorbe interamente la presenza femminile.
Altre invece le riservano un effetto di sensibile
plasticismo (confrontabile con i risultati delle contemporanee
sculture dell’artista). La Figura decorativa su fondo
ornamentale (1925-26: Parigi, mnam), dal titolo quanto
mai esplicito circa gli intenti di M, eleva un’immagine
femminile, in parte fedele al canone dell’arte negra, contro
gli arabeschi della decorazione musulmana. Dopo la
sensualità intimista delle prime odalische, quest’opera
partecipa dell’atmosfera degli anni intorno al 1925, sintesi
dei vari apporti estetici dell’inizio del secolo, e d’altro
lato indica l’inizio di nuove e feconde ricerche di stile
monumentale e d’ordine decorativo.
Nel 1930 M si recò a Tahiti
passando per New York e San Francisco; l’autunno seguente
tornò negli Stati Uniti, chiamato a far parte della
giuria dell’Esposizione internazionale Carnegie a Pittsburgh;
poi andò a Merion (Pennsylvania), ove il dott.
Barnes gli chiese un dipinto murale sul tema della Danza,
già trattato per Ščukin nel 1910. La seconda versione
venne sistemata in loco nel 1933, in presenza dell’artista
(la prima, al mamv di Parigi, non corrispondeva esattamente alla cornice
architettonica) ed attesta un’esemplare maestria dell’arabesco dinamico che
restituisce
il nudo iscritto su uno sfondo.
Per collocare più agevolmente
le proprie figure, M impiegava durante il lavoro
preparatorio carte a guazzo ritagliate (procedimento di
cui si servì poi, nel 1937, per la copertina di «Verve»,
edita da Tériade). Nel contempo incise per Albert Skira
le illustrazioni dei Poèmes di Mallarmé (ventinove acqueforti),
pubblicati nel 1832. Tre anni dopo eseguì Finestra
a Tahiti (le Cateau, Museo Matisse), cartone per un
arazzo tessuto a Beauvais per Mme Cuttoli, e nel 1938
disegnò le scena e i costumi di Rouge et noir, coreografia
di Massine, creato per i Balletti russi di Montecarlo nel
1939. Queste realizzazioni influirono sulla sua concezione
del quadro di cavalietto che si espresse nello studio
reiterato dello stesso tema che prova a definirsi attraverso
una diversa composizione dei motivi (due versioni successive
del Nudo rosa, maggio-ottobre 1934: Baltimore,
am).
Cimiez e Vence, i guazzi ritagliati Nel 1938 M si stabiliva
a Cimiez, lasciandola nel 1934 per Vence. La guerra,
che segna l’interruzione degli incarichi monumentali, gli
consente di adattar meglio alle esigenze del formato da
cavalletto la sua esperienza recente con le grandi superfici.
La Blusa rumena (1940: Parigi, mnam), nata anch’essa
da un complesso lavoro preparatorio, presenta un felicissimo
accordo tra le vaste superfici rosse e bianche, contenute
unicamente dagli arabeschi del disegno. Il disegno,
elemento tanto essenziale dello stile di M quanto la sua
sensibilità coloristica, svolse un ruolo maggiore durante
gli ultimi anni (Temi e variazioni, 158 disegni, 1941-42,
pubblicati nel 1943). Gli studi di nudo, soprattutto,
evitano ogni modellato realistico, restituendo la presenza
di un volume femminile, con la sola flessione del tratto
(disegni e carboncini esposti a Parigi presso Carré nel
1941). Nel 1941 iniziò l’illustrazione di Pasiphaé di
Montherlant (pubblicato nel 1944) e del Florilège des oeuvres
de Ronsard (pubblicato nel 1948); nel 1942 quella dei
Poèmes de Charles d’Orléans; ma aveva ormai qualche difficoltà
a maneggiare i pennelli. A Cimiez ed a Vence ricorse
sempre più spesso alle carte dipinte a guazzo e
ritagliate («Ritagliare al vivo nel colore mi ricorda l’intaglio
diretto degli scultori»: cfr. i venti guazzi ritagliati di
«Jazz», pubblicati nel 1947). Nel 1945 fu allestita al Salon
d’Automne una retrospettiva del suo lavoro (dopo quella di Picasso nel 1944).
L’anno successivo egli lavorò ai cartoni di un arazzo per la Polinesia: il Cielo
e il Ma-
re. L’asteria, lo squalo, l’uccello, il ramo di corallo sono
liberamente collocati in uno spazio illimitato. Il processo
di spiritualizzazione che accompagnava il suo sforzo
trovò l’ultimo sbocco nel contributo all’arte sacra: nel
1948 M eseguì infatti il San Domenico nella chiesa di
Notre-Dame-de-Toute-Grâce sulla spianata di Assy, e dal
1948 al 1951 si applicò alla costruzione e alla decorazione
della cappella dei Domenicani a Vence. La cappella di
Vence riveste un duplice significato, insieme spirituale ed
estetico: spirituale per la funzione simbolica svolta dai diversi
motivi e figure, che riflettono la concezione di M
di fronte al problema religioso, estetica per la volontà di
semplificazione che presiede alla scelta sia del disegno
che dei colori. A questo proposito, parlando delle vetrate,
l’artista fece notare che i colori sono comuni, giallo limone,
verde bottiglia, blu cielo; il valore artistico è nella
reciproca quantità, nell’esatta appropriazione del campo
loro assegnato nei loro rapporti. Le ultime tele di M offrono
soltanto uno degli aspetti di questa ricerca creativa
capace di risolvere di colpo alcuni tra i problemi che dovevano
porsi con forza all’arte contemporanea: adattamento
di un linguaggio vivente all’edificio di culto, rinnovamento
tecnico proprio quando la pittura ad olio sembrava
aver esaurito ogni sua possibilità. I guazzi ritagliati
(1950-54), talvolta ritmati dal disegno, uniscono la
concisione del motivo, isolatamente considerato, alla
sontuosità decorativa dell’insieme: il bestiario e la flora
delle terre e dei mari caldi sono ormai catturati nella
trappola delle forbici, sensibili come prima i pennelli, e
più adatti a tradurre l’intimismo di questa raggiante conquista
(Pesci cinesi, 1951: coll. priv.). E i Nudi azzurri
(1952) sono l’ultimo e supremo omaggio alla figura femminile
in un ordine unitario in cui linea, superficie, volume,
colore vibrano all’unisono, nella pienezza di un’armonia
senza cedimenti (Parigi, coll., priv.; Basilea, coll.
priv.). Questa poetica trionfa ancora nel guazzo de La
Lumaca (1952: Londra, Tate Gall.), di esito sorprendente,
«pannello astratto su una radice di realtà», secondo
l’autore. I grandi guazzi ritagliati esposti alla kh di
Berna nel 1959 sono stati poi presentati al Musée des
arts décoratifs di Parigi nel 1962 ed hanno in qualche
misura influenzato alcune ricerche contemporaneamente
nel campo dei collages e degli assemblages. Nel 1952 è
stato inaugurato a Le Cateau un Museo Henri M. Il Museo
M a Cimiez conserva un’importante raccolta che illustra i vari periodi dell’artista e tutti gli aspetti della sua
attività. Sue opere sono presenti nei grandi musei e collezioni
private d’Europa e d’America, principalmente a
Mosca (Museo Pu∫kin), San Pietroburgo (Ermitage), Copenhagen
(smfk), New York (moma: la Lezione di pianoforte,
1961), Chicago (Art Inst.: Donne al fiume, 1916),
Baltimore (am), Parigi (mnam) e a Grenoble (Natura morta
con tappeto rosso, 1906; Interno con melanzane, 1911).
(mas). |
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