Architettura
Il tempio - Se nella civiltà cretese e micenea
l'architettura interveniva sulle città e i palazzi, in quella greca il
fulcro dell'attività era il tempio. L'interesse della cultura greca si
spostava dall'umanità alla divinità, dal fugace all'eterno.
Malgrado la potenza espressiva solida e immobile del tempio greco, questo
mantiene, a differenza di quello egizio, la sua umanità. Si integra
perfettamente nel paesaggio, non lo sfida. La sua forma iniziale deriva dal
mégaron miceneo
ed è
rivolto a oriente.
L'accesso al tempio era riservato ai sacerdoti; se la
sua funzione religiosa si esaurisce all'interno, il valore simbolico e
didattico del tempio si attua con uno sviluppo
esterno dell'architettura - dove le colonne sono protagoniste - e della
decorazione, che diventerà via via più elaborata e ricca di significati.
Gli ordini
Ordine dorico - Maestoso e solenne.La colonna,
liscia o scanalata (circa 20 scanalature) a spigolo vivo, ha un rigonfiamento detto
èntasi a circa 1/3 dell'altezza, poggia direttamente sullo
stilobate e termina con un capitello composto da due parti:
l'echino (circolare) e l'abaco (quadrato). La trabeazione
è liscia, con decorazioni a metope e triglifi. La copertura
con due spioventi crea uno spazio triangolare detto timpano decorato spesso con scene mitologiche.
Alcuni accorgimenti costruttivi potenziano visivamente
la forza e la solidità del tempio.
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colonne angolari più spesse
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colonne leggermente aggettanti all'interno del tempio
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lati lunghi leggermente convessi
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Olimpia, Heráion -
esastilo periptero
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Paestum, Basilica - particolarmente accentuata
l'èntasi con colonna molto rastremata, capitelli con corona di foglie
baccellate - periptero ennastilo, forse dedicato a Era
-
Paestum, Tempio di Nettuno - V secolo AC,
contemporaneo del Partenone ma con soluzioni ancora arcaiche - periptero
esastilo. Le colonne sono più slanciate della Basilica. Quelle frontali
sono più spesse, quindi quelle d'angolo hanno una forma ellittica.
Ordine ionico - Più leggero ed elegante. I
passaggi tra gli elementi sono sempre graduati, mai bruschi. La colonna è
rastremata in alto ma priva di entasi, ha scanalature più fitte
della dorica (circa 24) e poggia su una sua base composta da elementi
convessi (tori) e concavi (trochili). Nel capitello l'echino
ha decorazioni ovoidali (ovoli), mostra poi un elemento nuovo, il
pulvino, posto tra l'echino e l'abaco. Nell'architrave l'epistilio è diviso in fasce orizzontali (tenie) sormontate da un fregio continuo zooforo
Ordine corinzio - V secolo - si distingue dallo
ionico solo per il capitello decorato da foglie di acanto - in seguito
ampliamente utilizzato dai romani.
Scultura
La costruzione dei templi comporta anche la
realizzazione di sculture monumentali. Nel periodo arcaico il tema
scultoreo è quello della figura umana maschile nuda, il koúros
(plurale koúroi) e, in misura minore, la figura
femminile vestita, la kóre (plurale kórai).
La scultura tende alla perfezione
ideale, non è quindi la rappresentazione in un singolo uomo o donna ma la
rappresentazione stessa dell'uomo ideale, "espressione delle più alte
qualità fisiche e morali". L'arte è quindi
mimesi, imitazione sensibile, visibile, dell'ideale
perfetto, eterno e immutabile. I kouroi sono scolpiti secondo
precise regole proporzionali, il
canone, che può variare da opera a opera, fissa il giusto rapporto
tra le varie parti della figura umana.
Altro tema scultoreo è il
mito che, narrando storie di eroi, dei e uomini, educa e ammonisce, ed
è quindi adatto alla decorazione dei templi greci.
Si distinguono le correnti
artistiche dorica, ionica e attica che però mantengono una
koiné che ne fa l'espressione unitaria di una grande civiltà.
Scultura dorica - in
tutta la scultura arcaica le forme sono rese secondo una visione
bidimensionale anche quando, come nella
Nike di Delo attribuita ad Árchermos di Chio, la figura è
rappresentata in movimento (nell'atteggiamento cosiddetto della corsa in
ginocchio).
La contrapposizione netta
tra piani luminosi e in ombra mette in perfetto risalto la figura del Kouros dorico. Nel Cleobi, di Polimede di Argo, come in tutti i kouroi,
la figura è statica, con la gamba sinistra leggermente in avanti,
le braccia tese lungo il corpo, i pugni chiusi. Ricorda le statue egizie
ma lo spirito è decisamente umano, benché idealizzato. L'aspetto è
vigoroso, le masse corporee sono divise nettamente dallo scarto dei piani
o da decise incisioni nella pietra. Le gambe sono massicce, i tratti del
viso e i capelli sono evidenziati con profondi solchi. L'aspetto
complessivamente massiccio è dato anche dal canone utilizzato: la
testa è la settima parte dell'altezza totale mentre in seguito, nell'età
classica, diventerà l'ottava parte.
Scultura ionica
Kouros di Milo -
la
figura è più affusolata, dalla volumetria arrotondata e slanciata, le
masse muscolari sono rese con passaggi chiaroscurali più tenui che nel Cleobi.
Il sorriso (detto ionico anche se è caratteristica di tutti i
kouroi), può essere interpretato come il superamento della contingenza
umana nella perfezione divina, serena e imperturbabile.
Era di Samo - la statua, non rappresenta una dea ma una fanciulla
che intercede a nome dell'offerente. La forma cilindrica, rastremata in
basso con le fitte scanalature del chitone, che ricordano una colonna, si
alleggerisce in alto con le dolci pieghe della veste. Protagonista
nell'Era è la linea, piuttosto che la massa, che dona eleganza e
leggerezza alla scultura.
Scultura attica
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Quando all'inizio del VI secolo AC Atene acquista una posizione
predominante si sviluppa
la scultura attica. La sua caratteristica sta nella resa plastica attraverso
il raggiungimento di un equilibrio tra massa e linea,
sintesi quindi dell'esperienza arcaica e ionica. Il
Moskophoros (portatore di vitello) dimostra una evidente
struttura
geometrica per via delle braccia che si incrociano su direttrici che si
prolungano negli arti dell'animale. La semplice rappresentazione di un
fedele che si appresta ad un sacrificio, rivela una
idealizzazione ieratica a cui l'artista giunge attraverso l'esaltazione dorica
delle masse e l'eleganza proporzionale e levigata tipica della scultura
ionica.
Il rapporto tra luce e ombra è deciso ma non contrastato. L'Himation
(mantello di lana) aderisce al corpo senza nasconderlo. Il sorriso
dona alla figura un atteggiamento di solenne superiorità.
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La Kore con
peplo, proveniente dalla cosiddetta colmata persiana (la fossa nella
quale gli ateniesi seppellirono i pezzi rovinati durante l'invasione
persiana), è anch'essa una figura idealizzata, con maggiore attenzione al
realismo, a cui contribuisce il colore usato per sottolineare le labbra, i
capelli e gli occhi. |
Il tardo arcaismo - lo stile severo (le guerre persiane si concludono con la vittoria di Atene e, sotto
Pericle, inizia la ricostruzione dell'Acropoli)Caratteristiche:
- rigore costruttivo
- abbandono del sorriso arcaico
Opere significative:
- Auriga di Delfi, 480-470 aC
- Zeus del Capo Aretino, 460 aC
- Trono Ludovisi, 460 aC
- Discobolo (Mirone) 480-460 aC
il Trono Ludovisi
- è un seggio decorato sui lati esterni
- posteriormente è rappresentata la nascita di Afrodite
accolta da due Ore
- la composizione è basata su un andamento ellittico
- l'elemento primario è la linea, tipicamente ionica, che
raccoglie la luce creando delicati passaggi chiaroscurali e leggere
trasparenze
- perfettamente inserite nello spazio trapezoidale, sul
lato destro l'amore sacro (una sposa depone granelli in un
incensiere); sul lato sinistro l'amore profano (una etèra
suona l'aulos, strumento a fiato a due canne)
Mirone, il Discobolo
- le opere dell'artista ci giungono attraverso copie romane
- affronta il tema del moto, la stasi che ne scatenerà lo
sviluppo
- una linea esterna segna un arco partendo dal braccio
destro, verso il sinistro, prolungandosi fino al piede sinistro
poggiato a terra
- arcaica è la veduta è frontale, la torsione dell'atleta
consente all'artista di realizzare la statua tra due piani
paralleli, come nella Nike di velo
l'inizio dell'età classica - Policleto, il Doriforo
- Pur appartenendo cronologicamente all'età classica, Policleto mostra ancora un'impostazione arcaica,
di lui non ci sono
giunte opere originali
- il Doriforo è un kouros con un nuovo equilibrio, il peso del
corpo insiste sulla sola gamba destra, portante,
mentre l'altra, flessa e arretrata, bilancia il corpo in perfetta corrispondenza
con gli
arti superiori: il braccio destro teso, quello sinistro flesso a
impugnare la lancia
- tra la posizione degli arti superiori e inferiori si crea
così una corrispondenza inversa a chiasma (deriv. dal
nome della lettera gr. chi, per la sua forma incrociata). Kanon: così
era chiamata l'opera dai contemporanei,
dimostrazione visiva del trattato dell'artista, andato perso.
- Policleto fissa con esattezza le proporzioni della
figura umana: il modulo è la testa che è 1/8 del corpo
- malgrado l'accenno al movimento delle figure, la perfetta ponderazione dell'equilibrio
le riporta ad una condizione di immobilità ancora arcaica
I bronzi di Riace (rinvenimento nel 1982) |