1730
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architettura in Piemonte
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Il Piemonte sarà agli
inizi del settecento quello che il Veneto era stato per il cinquecento.
Era l'unica regione ad avere uno stabile assetto politico e sociale.
Torino richiamava artisti da tutta Italia, che contribuirono con la loro
attività alla fase di espansione urbanistica della città. |
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Filippo
Juvarra |
Fu incaricato della
realizzazione di varie costruzioni a Torino ed anche ad interi progetti di
sistemazione urbanistica. Aveva una cultura europea derivata dalla sua
attività di scenografo di corte che lo influenzò molto nella scelta
delle soluzioni architettoniche, in cui si fondevano vari stili e sempre
in funzione di una resa scenografica in sintonia con l'ambiente. |
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architettura a Venezia
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L'architettura
veneziana del settecento si ispira, come quella inglese, all'opera di Palladio. Il suo trattato viene preso in grande considerazione così come
il suo approccio progettuale nelle ville, ispirato alla "comoditas"
vitruviana. L'architettura barocca stenta a prendere piede nella città
lagunare anche per via delle teorie di padre
Lodoli
che condanna qualunque soluzione formale a cui non corrisponda una funzione
pratica. Al neoclassicismo si giunge quindi non per imitazione dell'antico
ma per una scelta razionale delle tipologie costruttive. |
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Giovanni Scalfarotto
(1690-1764): chiesa dei santi Simeone e GIuda (1718-1738); le
cupole ricordano quelle bizantine di San Marco mentre nel presbiterio con
cupoletta ed absidi laterali è evidente il richiamo al Palladio. |
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architettura a Roma
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La Roma settecentesca era un città alla moda. Punto di
riferimento per il suo paesaggio, il suo clima e la sua cultura.
L'interesse per il mondo classico di tutta la cultura europea ne faceva
tra l'altro la città ideale per uno studio e un approfondimento diretto
dell'arte dell'arte antica.
L'architetto Alessandro Specchi
realizza il porto fluviale di Ripetta. Altre realizzazioni
dell'epoca sono:
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Nicola Salvi
(1697- 1740) |
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Alessandro
Galilei |
- San Giovanni in Laterano (1736)
- riutilizzando l'ordine unico ed i vuoti profondi della facciata, tenta di esprimere la monumentalità del Palladio. Sacrifica però in questo modo una integrazione logica con la realtà architettonica e culturale della città.
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Ferdinando
Fuga |
- Santa Maria dell'orazione e morte (1732)
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Santa Maria Maggiore (1741-43)
- è chiamato a svolgere un lavoro simile a quello di Galilei per
S. Giovanni, cioè una facciata staccata dall'architettura
precedente, di cui bisognava preservare i mosaici. Lo stile è
però completamente diverso. Un perfetto dosaggio dei vuoti e dei
pieni caratterizza la superficie. Una scansione di pilastri e
colonne che delimitando il vuoto delle aperture costituiscono
l'elemento plastico. Vuoto e pieno sono poi perfettamente
collegati dal ritmo dei timpani che caratterizzano
l'insieme.
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Francesco De Sanctis |
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scalinata di Trinità dei monti
- proseguì la progettazione iniziata dallo Specchi, con un
intervento esclusivamente funzionale e di grande eleganza, privo
delle caratterizzazioni spesso forzate dell'architettura barocca.
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1793
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piazza del Popolo
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Valadier
1762-1839 |
Si professa allievo di
Vitruvio e Palladio ma è soprattutto un architetto pratico. Quando lavora
alla sistemazione di piazza del Popolo si preoccupa, più che di
trovare effetti scenografici, di collegare mediante una balaustra di una
eleganza discreta, l'elemento paesaggistico con quello architettonico. Il
suo capolavoro è la facciata della chiesa di San Rocco, a Roma,
realizzata armonizzando alla perfezione due blocchi architettonici: quello
centrale dominato da due coppie di colonne corinzie e sviluppato in
altezza e quello delle ali laterali ribassate che si sviluppano in
larghezza. |
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architettura nel sud Italia
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Nel Regno delle due Sicilie
vi sono situazioni molto diverse tra loro e spesso contraddittorie. Un
fenomeno, circoscritto geograficamente, ma molto intenso per il globale
coinvolgimento delle forze produttive del luogo, si era già affermato, a
partire dalla fine del cinquecento, nel Salento ma soprattutto a Lecce. Un
insieme di fattori culturali e la presenza sul luogo di una pietra
particolarmente adatta alla modellazione e all'intarsio hanno dato vita ad
uno stile definito barocco leccese e
che, non diversamente da quanto è accaduto in America latina riguardo
allo stile coloniale, è diventato una specie di maniera
salentina che ha condizionato l'intera
produzione locale. Anche in Sicilia vi sono situazioni analoghe. Uno stile
fortemente decorativo prende piede benché "privo di una radice
culturale profonda" (Argan). Agli inizi del secolo si provvede alla
ricostruzione delle città distrutte dai terremoti, in particolare Noto e
Catania. Quest'ultima, ad opera di Gian Battista
Vaccarini,
rinasce sul contrasto tra le tonalità grigie della pietra lavica e il
bianco degli intonaci . A Napoli sono da ricordare gli interventi di
Ferdinando Fuga
che opera con un atteggiamento
pragmatico, progettando architetture che dovevano assolvere alle
problematiche sociali prima trascurate. Nascono l'Albergo
dei poveri, i Granili,
e poi arnenali, fabbriche ecc.. A Caserta Carlo III incarica Luigi
Vanvitelli
(1700-1773) di progettare la Reggia di Caserta. |
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