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Rabarama (1969 - 0)
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Rabarama nasce a Roma nel 1969. Vive e lavora a Padova.
Figlia d’arte, da prova fin da bambina di un talento innato per la scultura, compie la sua educazione artistica iscrivendosi prima al Liceo Artistico Statale di Treviso e successivamente all’ Accademia di Belle Arti di Venezia. Diplomatasi dall’Accademia a pieni voti nel 1991, prende parte fin da subito a Premi nazionali e internazionali di scultura, ottenendo sempre un ottimo successo di critica e di pubblico.
Il 1995 è forse l’anno più importante per la giovane scultrice, in quanto ha inizio la Sua collaborazione con la galleria Dante Vecchiato, che porta l’artista a sviluppare quelle che poi diventeranno le Sue tematiche principali. E’ proprio in questo periodo che la sua ricerca pone le basi su una particolare divisione del mondo e della vita che si esprime nella negazione del libero arbitrio, nella predestinazione degli eventi e nella riduzione dell’uomo a semplice computer biologico e ad essere umano la cui unità psicosomatica si riduce a sole reazioni fisico-chimiche, quasi fosse programmato unicamente dalla genetica e dalla società, il suo programma è rimanere in vita, la volontà di vivere condiziona quindi ogni funzione dell’esistenza.
Ecco allora un mondo regolato da rapporti di causa effetto ove tutto è programmato. L’universo e la vita sono un gioco di incastri, un puzzle, dove ogni sua parte è inserita in quel preciso luogo dello spazio e del tempo. Paradossalmente vi è comunque una disperata ricerca di Dio e del soprannaturale o meglio di quell’energia che tutto “muove”, intesa come fuga dalla realtà e rifugio.
L’espressività dei soggetti dallo sguardo assente, immersi in un loro intimo mondo da esplorare, paiono racchiusi entro i confini della propria pelle “prigione dell’anima” e spazio per la ricerca del perché della propria esistenza, un viaggio nella realtà e nella conoscenza. A conclusione di questa prima fase di ricerca dove la pelle diviene la tela che avvolge, protegge ma al tempo stesso invita, l’artista esporrà un gruppo di opere presso la Fondazione Mudima di Milano nel 2000.
Le opere di Rabarama hanno in comune la consapevolezza che in ogni frammento della realtà e nell’essere umano c’è l’impronta del principio originario. Di qui un’umanità in continua metamorfosi dove la negazione del libero arbitrio rappresenta la prima fase di un lavoro in continua evoluzione, se non ci fosse un fremito di libertà una scintilla di volontà nessun tipo d’arte sarebbe possibile.
La membrana che avvolge queste figure muta di concetto in concetto e assume di volta in volta una varietà di segno, simboli e metafore. L’alfabeto indica il vincolo del linguaggio i geroglifici, i puzzle e i nidi d’ape sono la visualizzazione del genoma, nei labirinti invece viene approfondita la complessità dell’IO. Legata a quest’ultima traccia simbolica è la realizzazione di un scultura monumentale eseguita per Museo d’Arte Contemporanea di Boca Raton in Florida, installata nel 2001. La ricerca sul DNA e l’idea che siamo unicamente generati da migliaia di cellule, viene superata in questo periodo; le figure che non esprimevano nessuna aspirazione, ma che rappresentavano un condizione, uno status, mutano ancora una volta lacerando questa pelle che le avvolge, dalle squame che portavano l’uomo a riflettere sulla condizione primigenia del suo corpo, alla necessità di sciogliersi da un involucro, una mutazione che nelle opere vediamo espressa nel tentativo di liberarsi in una defaticante , infinita e inutile lotta. I tatuaggi tridimensionali incisi sulla pelle assumono nuove forme simboliche forando completamente la “corazza” protettiva mettendo a diretto contatto l’energia interiore con l’ambiente esterno aiutando in tal modo la fuga dalla materia che ci lega inevitabilmente a un’esistenza terrena, quindi scientifica; la coscienza si rivela compiutamente tale quando si libera dagli elementi che ne negano la spiritualità. Prime opere di questa seconda fase sono state esposte alla fine del 2000 alla Galleria Enrico Navarra di Parigi, nell’esposizione intitolata “Trans-formation” e a S. Ivo La Sapienza a Roma.
In effetti è con il 2001 che l’artista pone l’accento, per rafforzare il suo messaggio, sulla realizzazione di una serie di sculture monumentali che riassumono con grande impatto visivo le fasi principali della sua ricerca. Le stesse verranno esposte in spazi pubblici e fondazioni quali:
· Fondazione Palazzo Bricherasio, Torino;
· Museo Dolores Olmedo Patino, Città del Messico (Messico);
· Museo Fleury, Lodéve (Francia);
· Open 2002, Lido di Venezia (Venezia)
· Biennale d’Arte 2003, Pechino (Cina)
· Musei di San Salvatore in Lauro, Roma
Allo stesso tempo la ricerca in questi due anni prosegue e lo squarcio della pelle che avvolgeva le figure lascia emergere una nuova fisionomia; la liberazione avviene oltrepassando un’ideale linea di confine che separa l’attuale dalla precedente condizione di determinazione genetica e ambientale. Altra fase dell’esplorazione artistica di Rabarama è quella che disegna intrecci d’erba, uomini albero ricoperti di corteccia che esprime l’idea che l’uomo sia ancora radicato alla “Madre” terra, ma che allo stesso tempo l’abbandono del corpo in quanto materia e l’unico modo per la transmigrazione dell’anima. Sullo stesso piano, attraverso l’uso delle resine che avvolgono le sculture antropomorfe, Rabarama descrive la fase iniziale di vita dell’uomo, nella placenta con il suo liquido amniotico vitale. Ma l’uomo non ha solamente questa origine tellurica, non gravita necessariamente verso il basso, c’è qualcosa di solare di olimpico che lo attrae e richiama; in lui c’è una scintilla divina che attende di essere alimentata.
Dalla terra l’uomo vuole innalzarsi e solo attraverso un processo di conoscenza e di ascesi la ricerca può continuare; la pelle che lo ricopre non è nulla di illusorio ed è attraverso la sua mediazione che entriamo sensibilmente in contatto con il mondo degli oggetti, ovvero al di la del nostro corpo. Ecco quindi che la superficie della figura viene totalmente ricoperta di croci e stelle che altro non sono che una nuova ricerca e con la rappresentazione simbolica del corpo si collega con l’universo o meglio ancora con Dio, quell’energia di cui tutti siamo pervasi. Rabarama scopre un modo originale di descrivere la figura umana, una descrizione che rimanda a precisi punti di riferimento filosofici, a questioni che sempre agitano il pensiero sulla natura e il destino dell’essere e dell’esistenza umana. L’intero percorso è la metamorfosi in cui consiste l’ideale svolgimento di una vita che dalla condizione iniziale di essere vincolato e vincolato, arriva a guadagnare un’altra condizione esistenziale quella della libertà.
Tutto ciò che Rabarama rappresenta diviene dialogo immediato col fruitore grazie all’utilizzo di tematiche contemporanee quali le mutazioni genetiche, l’ambiguità umana, il linguaggio del corpo nelle posture e i tatuaggi che lo ricoprono. Forma d’arte “figlia del suo tempo”, misteriosa “forza visionaria” che coincide con la sua capacità di conquistare l’orizzonte in cui la linea che separa la libertà “da che cosa” e oltrepassata e si è conquistata la libertà “per che cosa”. L’oltrepasso di quella linea esige una integrale considerazione della natura umana e delle sue possibilità, il superamento definitivo di ogni zavorra materialistica e naturalistica, il richiamo di vocazioni metafisiche superiori. Si tratta di evocare quelle più profonde e interiori potenze dell’anima attraverso le quali è possibile il trascendimento di quell’orizzonte di significato in cui si muovono Metamorfosi e aspirazioni di libertà assolute. E’ questa la linea di ricerca di quest’ultimo periodo, per Rabarama la vita è dipingere e plasmare l’argilla, è impossessarsi della materia, muoverla, forgiarla, dipanarla, come se fosse spinta da un bisogno fisico e psicologico al tempo stesso di trovare nuovi modi per ridefinire la materia in una forma plastica.
Oggi Rabarama è considerata a pieno titolo dalla critica e dal collezionismo più esigente un’artista completa grazie ai continui riconoscimenti ufficiali sia sul mercato italiano che in quello internazionale, che l’hanno vista partecipare ad esposizioni personali in spazi pubblici museali. La Sua produzione conta oggi, oltre la scultura in bronzo e alle tele, vetri, marmi, inclusioni di resina dei suoi più particolari modelli in terracotta, gioielli d’arte in oro e i più recenti monotipi in gomma dove la figura è rappresentata da un neonato e il colore, in questo caso, si trova all’interno del soggetto quasi a ricordare che tutto ciò che siamo è frutto di un’energia cosmica che ha dato origine all’universo. Sono in via di svolgimento ancora diverse mostre nel 2004 e, a proseguimento della partecipazione dell’artista alla prima Biennale Cinese d’Arte Contemporanea svoltasi a Pechino, si è infatti appena conclusa una personale che da febbraio ad aprile ha visto occupare le sale e i giardini del Museo d’Arte di He Xiangning di Shenzhen con sculture di carattere monumentale e non; la stessa mostra prosegue ora a Pechino presso il Museo d’Arte Millennium Monument dove, nell’occasione, sarà presentata la scultura di Rabarama “Bozzolo”, donazione che entrerà a far parte della collezione dell’Associazione Nazionale dei Pittori Cinesi per poi essere collocata nel costruendo museo d’arte dopo l’esposizione, nel 2005, alla Biennale d’Arte Cinese.
La stessa mostra poi proseguirà, sempre in Cina, a Jinan e Shangai. Ancora nel 2004, all’inizio di giugno Rabarama presenzierà con la monumentalità delle sue sculture a Oisterwijk, dove lungo il viale principale di questa città Olandese si esibiranno insieme a Rabarama, su invito ufficiale della galleria Etienne & Van Loon, artisti provenienti da ogni parte del mondo. Il programma espositivo di Rabarama non si ferma e prosegue nel 2005 in Sud America, si prevede infatti un suo ritorno in Messico itinerando poi attraverso l’Argentina e l’Uruguay.
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