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David Dalla Venezia, 131 (?)
1996
Contemporaneo
73x60 “Il mio viaggio nella classicità che è viaggio contro il tempo...”. Le figure del pittore si sovrappongono ad icone classiche. Vediamone alcuni esempi. Il San Sebastiano, solitamente rappresentato legato ad un palo e infilzato dalle frecce diventa una donna seducente e conturbante, seminuda collocata in un paesaggio anonimo durante un misterioso meriggio. L’uomo che si rivolge allo spettatore, che torce il collo sorpreso e che è rappresentato con accanto uno scheletro, sembra riproporre il “memento mori”, il concetto della vanità delle cose, della transitorietà del mondo. L’uomo e la donna che escono da una foresta attraverso un’apertura che ricorda il sesso femminile, sesso che la stessa donna ostenta sollevando la gonna, paiono suggerire una versione simbolico - psicologica dell’Adamo ed Eva nel luogo edenico. Il primo piano del volto femminile ricorda un’immagine religiosa, quasi un’estasi barocca. L’uomo impersonale e sconosciuto che cade assomiglia agli angeli scorciati, immagine ricorrente nella storia dell’arte. Una concezione quindi tesa a reinterpretare una tradizione iconologica con le inquietudini del nostro tempo, con l’immaginario personale del pittore e forse con le sue ossessioni inconsce. L’importante però è mantenere alcuni elementi della storia dell'arte che hanno sfidato il succedersi degli eventi e delle interpretazioni: la classicità è lo strumento che immortala i contenuti della rappresentazione. “Tradizione pittorica occidentale, che è fondamento e paragone per il mio modo di fare pittura...”. “Contro l’Avanguardia e la sua ossessione per l’immanente, la spinta ossessiva verso l'ulteriore...”. Una pittura che non contiene tracce di immanenza, di sperimentazione tecnica, di innovazione esasperata ed estremistica, caratteristiche delle Avanguardie di questo secolo. L’uomo con David si colloca nella dimensione dell’eterno, l’unica vera dimensione metafisica. In questo spazio noi vediamo come sotto un vetro le passioni, le ossessioni di un uomo psichicamente in tensione, mentalmente alienato e dimentico di sè. L’uomo in questi quadri pare un angelo in caduta, a volte un innocente spettatore, oppure in stato di sofferenza fisica, o come semplice testimone viaggiatore tra foreste, atmosfere aurorali, luoghi inesistenti e simbolici, interni sul nulla. Non ci sono narrazioni, storie eventi, o esperimenti sulla materia in sè e sul fare pittura come pura tecnica. Colori ad olio, sapiente gioco spaziale e prospettico, figure che si ripetono, levigate come statue dalla pelle tesa e liscia solo raramente sfiorate da leggeri giochi d’ombra e di luce. “L’arte non si deve adeguare per forza ad un concetto di progresso tecnico...”. |
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