Claude Nicolas Ledoux, Saline reali ad Arc-et-Senans
1779, Francia - Arc-et-Senans
 Neoclassicismo  Settecento 

Il progetto delle saline reali di Arc et Senans, partendo dalle pure premesse ideologiche del settecento, giunge a risultati incredibilmente innovativi. Nell'osservare come fosse stata considerata da Ledoux ogni esigenza della vita produttiva e sociale, nasce il sospetto che la società francese di fine secolo fosse destinata a un salto di qualità forse più immediato di quello che avrebbe prodotto l'imminente moto rivoluzionario. (AL)

Claude Nicolas Ledoux ricevette l’incarico da Luigi XV di realizzare una nuova salina nel villaggio di Arc, vicino alla foresta di Chaux, per sostituire quella di Salins, una delle più antiche di Francia, che aveva esaurito le riserve di legname. Ledoux elaborò un ambizioso e accuratissimo progetto che trasformava il complesso industriale di Arc et Senans in una ideale città operaia, mai completamente realizzata. Con l’abolizione dei monopoli, le saline furono acquistate nel 1846 da un imprenditore privato e sfruttate fino al 1895, quando furono abbandonate per problemi economici.

Nel 1926 le saline reali di Arc et Senans venivano censite come monumento nazionale. Aseguito di un incendio e di un attentato che fece esplodere la casa del direttore furono avviati da parte dello stato francese i lavori di ristrutturazione, interrotti nel 1940 allo scoppio della seconda guerra mondiale. Una seconda fase di lavori, dopo la guerra, portò alla trasformazione dell’intero complesso in un «centro del futuro», luogo di incontro e di elaborazione per idee e progetti modernamente concepiti e orientati verso il futuro. Dal 1986 le saline reali fanno parte della lista del patrimonio dell’umanità redatta dall’Unesco.

Originariamente concepita da Ledoux in forma circolare, la struttura architettonica delle saline presenta nel progetto definitivo una pianta a semicerchio che si sviluppa a partire da un edificio principale costituito dalla casa del direttore, fulcro ideale dell’intero complesso. Realizzata con una pianta cruciforme, la casa del direttore è preceduta da uno stretto porticato dorico in cui si alternano conci tondeggianti e squadrati, dando alla struttura un aspetto particolarmente solido e imponente, simbolo allusivo della funzione di custode della legge e dell’ordine costituito di colui che vi abitava.

Altri edifici si dispongono lungo il perimetro delle saline, comprendendo oltre alle officine per il lavoro, anche gli alloggi dei bottai, dei ferrai, dei lavoratori delle saline e dei fucinatori, mentre ai due estremi del semicerchio si trovano i «padiglioni degli impiegati», caratterizzati da colonne con il fusto percorso da anelli cilindrici. Un avanzato sistema di canalizzazione consentiva l’approvvigionamento dell’acqua salata proveniente dal paese di Salins, distante circa 21 km dall’impianto industriale di Arc et Senans, che veniva poi conservata in grandi depositi riscaldati giorno e notte grazie alla legna della vicina foresta di Chaux.

La concezione progettuale risponde ai criteri e alle necessità di una comunità produttiva in cui il lavoratore si deve sentire pienamente coinvolto, partecipando anche alla vita sociale della comunità, come conferma la presenza di luoghi e ambienti destinati allo svago e al tempo libero, o ad altro uso pubblico, come la casa dell’unione, la casa dell’educazione, il tempio della memoria, il cimitero e il «pacifere», uno spazio riservato alla risoluzione dei conflitti e delle controversie familiari. All’interno di questo complesso, la fabbrica delle saline svolgeva un ruolo di fondamentale importanza in quanto sede del processo economico su cui si fondava il benessere della comunità; esse dovevano dunque rendere immediatamente visibile nella struttura i princìpi di razionalizzazione del lavoro e di organizzazione del sistema produttivo che ne garantivano l’efficacia e il rendimento. Ledoux si ispira per le costruzioni ai criteri strutturali di ordine e razionalità propri dell’architettura classica, rifacendosi in particolare alla sobria monumentalità dello stile dorico, ma ne combina i motivi con assoluta libertà e fantasia, infrangendo il rigore delle norme antiche per creare un’architettura assolutamente rivoluzionaria, straordinariamente moderna. Quasi «futurista», appare, infatti, la decorazione dei singoli edifici, con stalattiti e pietre tondeggianti che richiamano la forma delle gemme di sale a cui si alternano forme più squadrate e astratte come ornamento di colonne, archi e cornici.

La ripresa dei linguaggi del passato era dunque funzionale per Ledoux a creare un’architettura simbolica, espressiva di un nuovo ordine sociale, i cui valori etici erano perfettamente in linea con gli ideali del neoclassicismo. A questo valore ideale corrisponde tuttavia una precisa funzionalità pratica, che fa delle saline di Arc et Senans uno dei rari progetti utopici del periodo rivoluzionario che abbiano trovato una concreta realizzazione.

Il modello urbano delle saline di Arc et Senans fonde l’impegno sociale e le utopie dei riformatori moralistici del settecento con la concezione di un regime autoritario e assolutistico che risulta evidente nella dimensione e nella centralità assunta all’interno del complesso dalla casa del direttore. La costruzione delle saline faceva parte di un progetto più ampio per la costruzione di una città ideale, che rifletteva nel suo impianto urbanistico razionale e ordinato il modello di una società civile e illuminata, in cui ogni uomo aveva diritto a un lavoro rispettabile e a una casa dignitosa. Tutti gli edifici, anche le abitazioni più umili dei bottai e dei boscaioli, sono progettati con la stessa cura delle strutture principali, perfino le officine e le fornaci sono concepite come vere e proprie architetture dall’aspetto monumentale con una struttura chiara e funzionale di grande eleganza e sobrietà.

Ricostruito da fonte non identificata, edizioni Laternza (http://www.laterza.it/brochure/9788842109204_capitolo/files/search/searchtext.xml)

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