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Astrattismo lirico
1947 |
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(EE) - Astrattismo lirico Espressione impiegata per designare, in contrapposizione all’a geometrico o costruttivista, la tendenza all’espressione diretta dell’emozione individuale. Tale libertà del linguaggio visivo si era già manifestata in Kandinsky con le «improvvisazioni» e «composizioni» del suo primo periodo drammatico (1910-114), benché egli subito s’impegnasse a svilupparne le leggi. La volontà dell’espressione pura e libera si afferma pure in Hartung, sin dai suoi esordi nel 1920-21 (disegni e acquerelli). Ma fu verso il 1947, nella giovane generazione della scuola di Parigi del dopoguerra, che l’opposizione alle costrizioni geometriche si generalizzò; si sviluppò allora, con diversi aspetti, una forte corrente di a lirico. Vi si possono riallacciare l’itinerario amorfico dell’informale (che accoglie anche pittori figurativi), l’espressione calligrafica della pittura gestuale e soprattutto, tenendo conto della confusione creata da una certa volgarizzazione, la grande voga, del tachisme, esplosa nel 1954. (rvg). Italia La tendenza astratta si afferma in Italia nel corso degli anni ’30, anche se la sua prima apparizione si può scorgere nelle opere e nella pubblicistica dei futuristi. Infatti già Boccioni nel 1910 formula in una lettera per la prima volta l’ipotesi di «arte astratta italiana» e, piú decisamente nel Manifesto della Ricostruzione Plastica dell’Universo del 1915, Balla e Depero parlano di stile futurista come «astrattismo complesso plastico-rumorista». Intorno al 1913 Boccioni tenta di realizzare le proprie ipotesi di resa dinamica ed emozionale dell’immagine in quadri quasi interamente non figurativi; Balla nelle Compenetrazioni iridiscenti del 1912-13 raggiunge il massimo approdo in senso astratto del futurismo. Coeva a queste è l’esperienza di A. Magnelli che, a Parigi, inizia una coerente ricerca non-figurativa. A partire dagli anni ’20, gli artisti del Secondo futurismo – Balla, Prampolini, Pannaggi, Depero, Fillia, Oriani, Rosso, ecc. – ricercano soluzioni vicine alle tendenze astratte soprattutto nell’ambito dell’arredo e della decorazione mentre la pubblicazione di numerose riviste del movimento contribuisce alla diffusione in Italia delle opere degli artisti delle avanguardie astratte. Ma è soprattutto in Lombardia negli anni ’30 che matura la tradizione astratta italiana attraverso due gruppi di artisti operanti a Como e a Milano. A Como, in sintonia con le ricerche razionaliste degli architetti Terragni, Lingeri e Cattaneo, lavorano pittori come Rho e Radice che pervengono a notevoli risultati soprattutto nelle decorazioni di edifici (Casa del Fascio, Como, 1934-36). A Milano la Gall. Il Milione (aperta nel 1930 da Gino e Peppino Ghiringhelli e inizialmente diretta da E. Persico), dopo la prima personale astratta di Soldati (1933), presenta nel 1934 una collettiva con opere di Bogliardi, Ghiringhelli e Reggiani che fornisce l’occasione per pubblicare una Dichiarazione degli espositori considerata il primo manifesto dell’a italiano. A queste due seguono una serie di mostre di Licini, Soldati, Veronesi, Melotti. Il Milione diventa in breve il centro delle esperienze astratte italiane, che procedono sulla linea di ricerca del Bauhaus e del costruttivismo russo. In quest’ambito non è possibile assimilare in un movimento unitario tutti gli artisti poiché alcuni si avvicinano alle tendenze di tipo espressionista che prendono spunto da Kandinsky e Klee (è il caso di Licini, Fontana, Melotti), altri al rigore geometrico e alla semplificazione formale piú razionale, tipica di Mondrian e del razionalismo in genere (Reggiani, Soldati, Radice). È ovvio che la conoscenza delle opere degli astrattisti europei agisce da forte stimolo su questi artisti: i viaggi, la circolazione di riviste straniere, le mostre organizzate al Milione (nel 1934 espongono Kandinsky, Vordenberge- Gildewart e Albers) favoriscono questi contatti. La generale aspirazione a realizzare un’arte intesa come simbolo di un nuovo ordine e di una nuova razionalità senza fini illustrativi e cronachistici è teorizzata da Carlo Belli (uno dei fondatori del Milione), autore nel 1935 di KN, il primo testo teorico sull’a italiano. Intanto gli artisti operanti nell’ambito di questa tendenza trovano sempre maggiore spazio in seno alle manifestazioni della cultura ufficiale (partecipano infatti alle quadriennali del 1935 e del 1939) e sullo scorcio del decennio riescono a superare la polemica esistenzialista che li oppone agli espressionisti di Corrente. Dopo il 1945 la questione dell’astrattismo si viene a porre come questione centrale dell’arte contemporanea diventando, in breve, una componente che si oppone al discorso antitetico del realismo. Dalla fondazione del Fronte Nuovo delle Arti (Venezia 1946) alla polemica suscitata dalla mostra all’Alleanza della Cultura di Bologna (1948) attraverso il manifesto di Forma 1 (Roma 1947), è un susseguirsi di eventi in cui l’alternativa astratto-figurativo travalica la questione puramente formale ed estetica e investe il problema piú vasto dei rapporti tra arte e società, e arte e politica. Intanto la fondazione a Roma dell’Art Club (1945), guidata da Prampolini e indirizzata tanto sul fronte della divulgazione che della formazione dei giovani astrattisti romani, e la grande mostra Arte astratta e concreta, allestita a Milano nelle sale di Palazzo reale (1947-48), sono le tappe fondamentali per l’articolazione della poetica astratta che risulta ancora in questa fase fortemente legata alle esperienze geometrico- razionaliste degli anni ’30. L’Art Club nel 1948 organizza la mostra Arte astratta in Italia (Roma, Gall. di Roma) dove espongono insieme ad alcuni maestri degli anni ’30 i giovani astrattisti romani che andavano riscoprendo e rivalutando il futurismo. In parallelo a questi avvenimenti la capillare estensione della tendenza astratta in Italia è testimoniata dalla fondazione di numerosi gruppi operanti in diverse città (Gruppo 7 a La Spezia; Manifesto dell’astrattismo classico redatto a Firenze nel 1950) e dalla ripresa a Milano, con l’appoggio del critico Gillo Dorfles, del gruppo astratto tramite la fondazione del Mac, che estende ben presto la sua influenza a diverse città italiane. Sul piano critico, mentre si moltiplicano gli interventi, a vari livelli, sulla polemica astratto-figurativo, Lionello Venturi nel presentare alla Biennale di Venezia del 1952 il Gruppo degli Otto parla di astratto-concreto, indicando cosí il superamento dell’estetica di origine neoplastica. Sullo scorcio del decennio, particolarmente significative sono le esperienze degli spazialisti a Milano (1o manifesto 1948), mentre a Roma viene fondato il Gruppo Origine (1950) formato da Capogrossi, Ballocco, Burri e Cagli. Questi ultimi pervengono singolarmente a soluzioni affatto originali per l’arte astratta, aprendo la porta alle ricerche informali degli anni ’50. (mdl). [Einaudi] |
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