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Dada
1915 - 1923 |
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(EE) - Movimento artistico e letterario con caratteri dissacratori, che ebbe origine simultaneamente negli Stati Uniti e in Svizzera e si diffuse in tutta Europa, con fortuna alterna, dal 1915 al 1923. Sollecitato dal desiderio di rivolta contro la società borghese e le sue manifestazioni letterarie ed artistiche, D cercava di ridicolizzarle e distruggerle in nome di una liberazione totale dell’individuo, spinta fino ad eccessi clowneschi e aggressivi. Il termine stesso ‘dada’, stando a tradizioni non verificate e contraddittorie, sarebbe stato trovato a caso nel 1916 in un dizionario dai fondatori del movimento di Zurigo (venne assunto con valore polisemantico da Tzara nel manifesto dada del 1918). D combatte ogni estetica intenzionale per accettare soltanto opere scaturite dalla spontaneità creativa, o secondo la formula di Arp, «prodotte dalle leggi del caso». New York L’origine di D va dunque cercata alla fonte, cioè prima che quest’avventura abbia persino un nome, con l’arrivo a New York nel giugno 1915 dei pittori francesi Marcel Duchamp e Francis Picabia. Questi avevano già dato scandalo nell’Armory Show del 1913. L’atmosfera cosmopolita e frondista dell’avanguardia newyorkese offriva un terreno propizio all’ironia metodica e speculativa di Duchamp ed all’impulso fantastico e fecondo, che sopravviverà persino all’esperienza dadaista di Picabia. Le loro manifestazioni in America maturano intorno a cenacoli di avanguardia, animati particolarmente da Alfred Stieglitz, fotografo direttore di gallerie, fondatore dell’Armory Show, e W. C. Arensberg, mecenate e collezionista dai gusti audaci. In questo ambiente Duchamp elabora il suo «grande vetro» (La Mariée mise à nu par ses célibataires, même (Filadelfia, am), e Picabia le sue tele meccanomorfiche, sorelle dei ready made di Duchamp, ove sia macchine assurde, sia oggetti d’uso vengono promossi con ironia alla «dignità di oggetti d’arte» (Machine, tournez vite, 1916: New York, coll. priv.). Le loro idee vennero diffuse sulla rivista del gruppo di Stieglitz, «291», e riprese soprattutto da Man Ray. Il vero «manifesto» del movimento newyorkese è, nel 1917, l’esposizione nella Grand Central Gallery, ove Duchamp, alias Richard Mutt, si vede rifiutare un orinatoio intitolato Fountain. Poco dopo Picabia fa uscire a New York la rivista «391» che aveva fondato a Barcellona. Ma, con la partenza di Picabia per l’Europa, il gruppo cominciò a disgregarsi, malgrado gli sforzi di Man Ray e di Katherine Dreier, che tentò di sostituire Stieglitz e Arensberg. Venne cosí fondata la Société anonyme (marzo 1920), le cui collezioni appartengono oggi all’università di Yale (New Haven Conn.). Duchamp partí a sua volta per la Francia nel maggio 1921, e a questo punto l’episodio newyorkese di D può considerarsi concluso. Zurigo Le esperienze di Duchamp e di Picabia precedono il «battesimo» del movimento a Zurigo. Questa città borghese era diventata, a causa della guerra, rifugio di agitatori e disertori provenienti da varie nazioni, tra i quali i poeti Richard Hülsenbeck (svizzero), Hugo Ball (tedesco), Tristan Tzara (rumeno) e i pittori Hans Arp (alsaziano), Otto van Rees (olandese) e Marcel Janco (rumeno). Riunitisi in circostanze poco note, fondarono all’inizio del 1916 il Cabaret Voltaire, di cui fecero il proprio quartier generale e dove organizzarono varie attività sia letterarie che artistiche (letture di poesie, musica, esposizioni di quadri). In questo periodo il movimento prende il nome di D. La ricerca di una creatività spontanea ispira testi «rumoristici», «sonori» o «simultanei» che portano avanti la disintegrazione del linguaggio prefigurata di Rimbaud e Lautréamont. Nel campo delle arti plastiche i collages e i rilievi di Arp, Sophie Taeuber e Janco, e le «shadowgrafie» (impressioni dirette su lastre sensibili di Christian Schad) sono opere non-figurative, spesso ispirate a Kandinsky ed al cubismo; anche se rispetto all’astrattismo tedesco contemporaneo ed ai collages cubisti, le opere D non accettano nessun principio di organizzazione compositiva. Tzara, soprattutto dopo la definitiva partenza di Hugo Ball nel giugno 1917, si impegnò attivamente nella diffusione del dadaismo a Parigi, in Italia, in Germania, con riviste, opuscoli e manifesti. Nel 1918 Picabia soggiornò in Svizzera entrando in rapporto con Tzara, la sua presenza diede maggior impulso all’attività plastica del movimento che era stata sino ad allora soprattutto letteraria. L’espansione del dadaismo prosegue verso la Germania – dove a Berlino, Colonia e Hannover registra alcuni dei suoi massimi risultati plastici – e verso Parigi. Berlino L’animatore del D berlinese fu Hülsenbeck, giuntovi nel febbraio 1917 con tutta l’esperienza del D zurighese. Nel corso dell’estate di quell’anno assume una netta colorazione politica, nel drammatico clima della Germania vinta. Una delle personalità piú notevoli è il disegnatore e pittore Georg Grosz, che ha lasciato una cruda documentazione della borghesia e dell’esercito tedeschi. Le sue caricature restano realistiche, ma partecipano dello spirito sovversivo proprio di D (Omaggio ad Oskar Panizza, 1917: Stoccarda, sg). Piú vicini alle esperienze zurighesi sono i collages ed i «fotomontaggi» di Hausmann e della sua amica, Hannah Höch (Schnitt mit dem Küchenmesser, 1919: Berlino, ng), e quelli di John Heartfield, di Georg Grosz e di John Baader. Applicate alla tipografia, le tecniche di assemblaggio care ai dadaisti berlinesi producono opere caratteristiche della plastica di D. Anche i pittori Otto Dix, Rudolf Schlichter, e Georg Scholz fecero parte del movimento, Hans Richter e Vi Ring Eggeling si dedicarono al cinema. Colonia A Colonia, D nacque dall’amicizia tra i suoi due piú puri geni plastici, Hans Arp e Max Erust. Quest’ultimo aveva preso parte nel 1918-19 al movimento comunista in compagnia del pittore-poeta J. T. Baargeld. Poi, certamente per impulso di Arp, che veniva da Zurigo, si orienta verso un’attività piú propriamente artistica (riviste «Der Ventilator», 1919, e «Die Schammade, 1920). A questa fase datano i collages di Ernst, le leggere «configurazioni » di Arp, i fatagaga dovuti al terzetto di Colonia riunito in un’unica «Centrale W/3», attorno alla quale gravitano artisti come Heinrich ed Angelica Hörle e Frank W. Seiwert. Nell’aprile 1920 D organizza a Colonia la sua apoteosi, con una mostra fragorosa e scandalosa nella birreria Winter, che mette il pubblico in subbuglio e comporta l’intervento della polizia e lo scioglimento brutale del movimento. Hannover Il movimento D di Hannover si limita all’attività del solo Kurt Schwitters, a partire dal 1918. Schwitters abbandona allora la pittura non figurativa per elaborare la sua tecnica originale, consistente nell’assemblare comuni detriti in combinazioni di alta qualità plastica e poetica. Schwitters del resto non aderisce del tutto a D; assegna al proprio movimento il nome di «Merz» e persegue un itinerario autonomo, giungendo a trasformare la propria casa in un assemblaggio gigantesco, il Merzbau. Parigi Domina il movimento D di Parigi l’incontro tra avanguardie locali e transfughi dei movimenti americano, zurighese e tedesco (Picabia, Tzara, Ernst). L’impulso decisivo proviene dal gruppo costituitosi intorno alla rivista «Littérature», fondata dai futuri surrealisti. Lanciato dall’arrivo di Picabia (1919), poi di Tzara (1920), culminante nel 1920, rilanciato nel 1921, il movimento parigino presto si scinde in due tendenze antagoniste: la prima, dominata da Tzara, resta fedele allo spirito di Zurigo; la seconda, guidata da Breton, con la sua esigenza di serietà e di metodo annuncia il surrealismo. D declinerà nel 1922, ma alcune manifestazioni plastiche s’imporranno prima di questa data. Un tentativo di cooperazione con la «Section d’or» fallisce nel 1920. Nello stesso anno i dadaisti trovano una galleria che li accoglie, «Au Sans Parell », che espone senza grande successo Picabia e poi Ribemont- Dessaignes. Piú importanti, nel corso della «grande stagione D del 1921», sono le mostre di Picabia e di Ernst, venuto a Parigi, che presenta peinto-peintures e fatagaga. Nel giugno 1922 un salon D nella Gal. Montaigne riunisce la maggior parte dei protagonisti, ma al «Congrès de Paris», organizzato da Breton nel 1922, D si dissolve sotto la spinta del nascente surrealismo. In altri paesi fioriscono esperienze ispirate a D: in Olanda, Theo van Doesburg, alias I. K. Bonset, mescola strettamente D e De Stijl; in Romania, in Belgio, in Ungheria ed in Italia. Considerando il movimento D da un punto di vista soprattutto letterario, spesso si dimentica il ruolo che vi hanno svolto gli artisti: non soltanto i nuclei di Colonia e di Hannover furono quasi puramente plastici, ma i promotori essenziali, Picabia, Duchamp, Arp, Schwitters, Ernst, Groz, Heartfield, Hausmann erano pittori. [Einaudi] |
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