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Neoimpressionismo
1884 - 1890 |
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(Georges Seurat tenta di dare una base scientifica all'impressionismo applicando le teorie e gli studi di scienziati come il chimico Michel-Eugène Chevreul (esaltazione del contrasto e della luminosità in due colori complementari accostati) ed il fisico Charles Henry (comunicazione emotiva delle forme))
Il termine viene usato dal critico Fénéon nel recensire Grande-Jatte di George Seurat, presentato al secondo Salon des Indépendants nel settembre del 1886 anche se gli artisti avrebbero preferito il più pertinente «cromo luminarismo», la pittura dei neoimpressionisti infatti vuole mettere in evidenza i due fondamentali elementi della percezione: luce e colore. Se negli impressionisti però la visone veniva colta istintivamente, ora si opera con metodo preciso, lento ed elaborato.
Capofila del movimento è George Seurat che combina un impianto compositivo razionale e rigoroso con le moderne teorie sulla percezione e l’uso del colore, in particolare la legge dei «contrasti simultanei» di Chevreul (1839).
Nel 1884 espone «Une Baignade à Asnières» al I Salon della neonata Société des Artistes Indépendante, che colpisce molto Paul Signac. La tecnica è però ancora imperfetta, per gli accostamenti dei colori puri a colori impastati. È con «Une dimanche après-midi à l’île de la Grande-Jatte», che Seurat raggiunge i suoi obiettivi alternando gli studi all’aperto a lunghe sedute in atelier per escludere qualsiasi elemento di improvvisazione.
il metodo divisionista tentava di riprodurre l’effetto della dissociazione retinica mediante la tecnica del pointillisme (con la quale il movimento viene troppo spesso confuso), che divide la pennellata in piccoli punti nettamente giustapposti; al fine di ottenere il massimo della rispondenza ad un’esatta situazione di luce e nello stesso tempo – attraverso l’accostamento diretto dei complementari e dei diciotto toni dell’iride (riuniti sistematicamente nel cerchio cromatico costruito da Seurat fin dall’81, sulla scorta di Chevreul e soprattutto di O. Rood) – il massimo dell’intensità luminosa. Come scrisse in seguito Signac nel suo D’Eugène Delacroix au Néo-Impressionnisme (1898), si trattava di «assicurarsi tutti i vantaggi della luminosità, del colore e dell’armonia: mediante il miscuglio ottico di pigmenti unicamente puri (tutte le tinte del prisma e tutte le loro tonalità); mediante la separazione dei vari elementi (colore locale, colore d’illuminazione, loro reazioni); mediante l’equilibrio di tali elementi e delle loro proporzioni (secondo le leggi del contrasto, della digradazione e dell’irradiazione); mediante la scelta di un tocco proporzionato alla dimensione del quadro».
Secondo le testimonianze, ad esempio, Seurat procedeva fissando prima di tutto l’assetto compositivo; quindi stendeva un primo strato di vernice a larghe pennellate, come legame di fondo, e soltanto in un secondo momento – dopo aver scelto in base all’insieme una tonalità definita – lavorava via via «in pointillisme» su piccole porzioni del quadro.
Né l’ansia e l’attitudine sperimentale si fermavano, naturalmente, alla superficie dipinta: una grande attenzione veniva dedicata alla preparazione dei supporti (gesso liquido, talvolta encausto) e dei composti (si preferiva ad esempio il vetro alla tradizionale vernice, che tendeva ad ingiallire); e lo sforzo di unità stilistica si spingeva ad investire la cornice, che a partire dal 1889 Seurat decora con i colori complementari ed accompagna con una bordura anch’essa dipinta, per meglio filtrare il graduale contatto con l’ambiente esterno.
Mentre l’artista continuava, nel 1855, i suoi esperimenti sulla Grande-Jatte, Signac, propagatore sin dall’inizio delle idee del gruppo, persuade Camille Pissarro dell’esattezza del metodo dell’amico. Il decano dell’impressionismo, ricettivo come sempre ed aperto ad ogni innovazione, vi aderì entusiasticamente – presto seguito dal figlio Lucien, da Cavallo-Peduzzi, Dubois-Pillet e Gausson e solo più tardi da Hayet, Angrand e Luce – al punto da imporre la presenza dei nuovi compagni alla VIII ed ultima mostra della Société impressionista, alla Maison Dorée. In una saletta a parte, accanto ai paesagggi dei due Pissarro ed alle marine di Signac – approdato a sua volta al divisionismo senza però adottare la base uniforme di Seurat (e l’effetto ottenuto fu di «frenetica intensità di luce») –, la Grande-Jatte fece qui la sua prima apparizione, seguita in breve dal secondo Salon degli Indépendants; (EE)
Seurat trovò poi nelle teorie di C. Henry sul ritmo e l’espressione psicologica della linea, la risposta per tentare di legare in una soluzione equilibrata e armonica il colore e gli elementi lineari del quadro ma la morte prematura, nel 1891, venne a interrompere bruscamente i suoi esperimenti.
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