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Nuova Figurazione
1963 |
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(EE) - II termine indica un ampio schieramento di artisti che, all’indomani dell’informale, sperimentano nuove possibilità espressive attraverso un ritorno all’immaginazione umana e a temi narrativi senza alcun riferimento ad un’unità stilistica. In Italia, la mostra chiave su NF si tiene alla Galleria Strozzina di Firenze nel 1963 ed approfondisce il discorso aperto in Francia due anni prima alla Galleria Mathias Fels a Parigi con la mostra Pour une nouvelle figuration presentata da J. L. Ferrier. Nel 1959 al mma di New York viene organizzata da Peter Seltz la mostra New Images of Man che, oltre a presentare gli artisti neofigurativi nordamericani, ha il gran merito di ricostruire la tradizione storica di questo nuovo orientamento attraverso le opere di tutti quegli artisti che nel dopoguerra avevano lavorato sull’immagine umana cioè Giacometti, Bacon, De Kooning (’50-54), Dubuffet, Richier, Armitage, Paolozzi, Pollock (’51-52). L’apertura sull’immagine è stata resa possibile proprio grazie all’informale, che annullando il valore della forma in sé ha vanificato la contrapposizione tra figurativo e non figurativo conferendo pari importanza al segno significante e al segno non significante. Alla mostra fiorentina che, secondo Crispolti, rivela «una mancanza di chiarezza tra ipotesi nuove e area iconica dell’Informale stesso» partecipano artisti provenienti da tutta Europa tra cui ricordiamo K. Apple, E. Arroyo, A. Bueno, J. Corneille, J. Dubuffet, B. Dufour, A. Jorn, Echaurren S. Matta, E. Pignon, H. Platschek, A. Saura e tra gli italiani E. Baj, R. Crippa, S. Dangelo, L. Del Pezzo, A. Moretti, G. Novelli, A. Perilli, M. Persico, A. Recalcati, M. Rotella, P. Ruggeri, S. Saroni, M. Schifano, S. Vacchi, V. Venturi. I critici che presentano gli artisti, tra cui J. L. Ferrier, F. Bayl, G. Dorfles, E. Sanguineti, E. Crispolti, M. Calvesi, concordano sulla generosità della definizione di NF, sulla possibilità di equivoco, sul suo scarso mordente. Convivono, in effetti, nella mostra varie esperienze per cui si è parlato di neosurrealismo, neoespressionismo, neomagicismo, di relazioni con le poetiche del segnogesto, del collage new dada, ma il riferimento comune è qui ad un’immagine «riconoscibile » che non ceda ad alcuna nostalgia naturalistica, neorealistica e accademica. L’immagine fa da tramite concreto ed oggettivo con il mondo senza alcuna implicazione ideologica. «La differenza di questa NF rispetto all’arte propriamente figurativa è che la figura non ha più alcun valore, non è più un modello dato, né un risultato da raggiungere, è un frammento di realtà.» (Argan, 1962). I primi sintomi del riapparire dell’immagine avvertiti già nei nucleari milanesi e nella rivolta antiastrattista dei nucleari napoletani (Sanguineti, 1963), la ricerca del «superamento del vecchio rapporto visivo-naturalistico» da parte della «scuola di Roma» che C. Vivaldi proponeva come «centro» della «nuova figurazione» in Italia (1959), la pittura di «relazione» (Crispolti, Sanesi, 1960), testimoniano questa ricerca del linguaggio al di fuori delle convenzioni. Quest’area di riproduzione iconica non sarà comunque riconosciuta in nessuna scuola, non avrà nessun manifesto programmatico. È da ricordare infine che la formula NF venne usata per la prima volta nell’ambito Cobra (Atlan, 1950). |
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