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Paul Gauguin (1848 - 1903)
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un moto continuo tra l'Europa, il Sud America, l'Oceania - a 17 anni era già marinaio - dal 1871 agente di cambio a Parigi - nell'83 crisi economica lo obbliga a lasciare il lavoro: si dedica alla pittura - espone con gli Impressionisti dall'80 - dal 1888 ad Arles con Van Gogh - tenta il suicidio con l'arsenico - dal 91 al 93 a Tahiti e poi definitivamente dal 95 - muore in carcere stanco e malato l'8 maggio 1903
Inizi impressionisti - amico di Degas - già dall'88 pittura piatta con colori primari - stampe giapponesi - pittura antinaturalistica - cloisonnisme - bidimensionalità - sintetismo in opposizione al divisionismo
Diventare selvaggi è una delle risposte che si può dare ad una società diventata insopportabile (MdM,49). Paul Gauguin, scrivendo degli impressionisti dice: "guardano attorno con l'occhio e non al centro misterioso del pensiero". Sceglie di isolarsi in una cultura primitiva; evidentemente non ritiene la società attuale capace di produrrre e fruire l'arte contemporanea. Il mito del selvaggio non ha quindi le connotazioni positivistiche di quello rousseauiano. E' soltanto una via d'uscita. Prima di partire per Tahiti aveva tentato il suicidio ingerendo dell'arsenico. Nella società primitiva trovò l'uomo incontaminato ed il valore dei piaceri ancestrali. Sulla sua ultima casa scrisse "Te Faruru", qui si fa l'amore. Entra in forte polemica con i missionari che corrompono l'innocenza degli abitanti del luogo fino al punto di sbarrare, ai bambini maori, la porta della loro scuola dicendo che l'unica vera scuola era la Natura.
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