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Van Gogh (1853 - 1890)
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Figlio di un Pastore calvinista. Studia teologia ad Amsterdam. A Parigi conosce Toulouse.Lautrec (1886). Lì espone con Bernard, Anquetin, Gauguin, Toulouse-Lautrec (http://web.tiscali.it/no-redirect-tiscali/veliop/agostina_segatori_a_le_tambourin.htm) con cui forma "du petit boulevard" che si contrapponeva ai "du grand boulevard" di Seurat, Degas, Monet, Pissarro).
In Van Gogh si esprime il dramma dell'artista che si scontra con una società che è per lui ostile e sorda. E' un conflitto impari che finisce per isolarlo, spingerlo alla follia e al suicidio. Prima del suo viaggio a Parigi (1886) si era interessato della situazione sociale dei lavoratori, soprattutto dei minatori di cui descriveva "il fiume di corpi neri, grandi e piccoli". Questo tipo di formazione lo spinge ad interessarsi all'aspetto realistico dell'arte. Lo interessano tutti quei pittori che alla ricerca e alla rappresentazione del reale hanno dedicato la loro attività (Courbet, Millet, Daumier, Delacroix). Di Daumier apprezzava la capacità di fissare sui suoi quadri solo l'essenziale, con Courbet aveva capito il valore intrinseco del colore. Arrivato a Paigi trova un ambiente piuttosto ostile per tutta l'arte che aveva connotazioni realiste, inoltre le esperienze dell'impressionismo, tutte orientate ai problemi della tecnica e della luce, stavano portando ormai al divisionismo. Rimane però molto colpito dalle grandi tele colorate degli impressionisti, così diverse dai suoi quadri, fino ad allora oscuri, quasi senza colore. L'ambiente però lo delude e si rende conto che gli artisti erano stati emarginati dalla società, che l'arte stessa se ne era staccata e che, ancora una volta, è l'uomo alla radice di tutto. Ad Arles i suoi quadri scoprono la forza espressiva del colore; “ho cercato di esprimere coi rossi e coi verdi le terribili passioni dell’uomo”, scrive: il colore non è più orientato a rendere la realtà ma a rappresentare le emozioni. Impasta il colore sulla tela con pennellate lunghe e decise, ondeggianti, circolari. Si rende conto ed auspica la creazione di “un’arte collettiva”, finisce però per ritrovarsi completamente solo. Il colpo di rivoltella che pose fine alla sua vita era certamente premeditato.Il suicidio era arrivato come ultimo mezzo di difesa e di protesta verso la società. Van Gogh si è sempre rifiutato di spingere la sua ricerca in una direzione puramente estetica dichiarando fino alla fine che il suo unico interesse era la realtà. E’ la prima figura dell’arte moderna che sente la tensione tra individuo e società e vive sulla propria pelle la crisi degli ideali ottocenteschi e il sentimento di impotenza che deriva dalla emarginazione dell’impulso creativo dell’uomo. E’ un’arte che apre la strada a tutto un filone che, a partire dall’espressionismo tedesco, metterà l’uomo, le sue angosce, i suoi interessi, le sue utopie al centro della sua riflessione. Risorse sul Web: veliop su Tiscali
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