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Piet Mondrian (1872 - 1944)
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Le stesse esperienze dei costruttivisti e suprematisti russi, erano condotte parallelamente in Olanda da Piet Mondrian. Il suo percorso artistico è comune a quello degli artisti del periodo: naturalismo, impressionismo, liberty, vangoghismo, fauvismo. Il suo è però un processo tutto personale, condotto con rigore razionale ma non privo di aspirazioni utopistiche. Un agire per sottrazione che lo porterà a conclusioni estreme. Egli toglie via via agli oggetti tutte le caratteristiche che li individuano fino a lasciarne nient'altro che lo scheletro, fino a farli scomparire. E' nel 1914 che, con Van Doesburg fonda la rivista "de Stijl"il cui motto faceva: "Il fine della natura è l'uomo, il fine dell'uomo è lo stile". La sua critica all'arte precedente, soprattutto al cubismo, è diametralmente opposta a quella dei futuristi o di Duchamp: per Mondrian la razionalità dei cubisti non ha proseguito oltre, non è giunta alla sintesi. Intorno al 1917 concepisce un movimento artistico che chiama "neoplasticismo" sulla base delle tesi già espresse nei manifesti di "de Stijl": equilibrio tra universale e individuale, identificazione dell'arte con la vita. La vita è per Mondrian, come per Kandinsky o Malevic, attività interiore, attività dello spirito. Distruggendo l'oggetto nell’arte essa può avvicinarsi sempre più alla verità, finché, giunti all'astrazione totale l'arte cesserà di esistere perché si unirà allo spirito. La spinta ad una astrazione così rigorosa era il tentativo di evolvere il caos della vita in un ordine razionale che superasse anche il punto di vista individuale, impulsivo. Ecco perché non c’è spazio per la linea curva. La massima espressione del pensiero nell’arte di Mondrian è “orizzontale” e “verticale”; i colori sono quelli primari, blu, giallo, rosso, su fondo bianco e delimitati da nette linee nere. L'introduzione della linea diagonale operata da Van Doesburg intorno al 1920 segnò la rottura dei rapporti con Mondrian. Le esperienze dell'astrattismo – che in campo rigorosamente artistico non potevano che portare ad un suicidio dell’arte stessa nel suo processo di autosottrazione –, rivelano invece col Bauhaus, la loro potenzialità innovativa. La dialettica tra “razionale” e “spirituale” è parallela infatti a quella tra “scienza-tecnologia” e “creatività-arte”. In architettura la volontà razionale ha espresso un’attenzione sempre crescente alle problematiche della produzione industriale e di massa, ai costi di realizzazione e alla funzionalità dell’opera dando il via, così, all’architettura moderna.
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