1542 c.

tavola, cm 103x180
La composizione è scandita dai bastoni dei manigoldi che si incrociano sulle diagonali. Le figure, quasi ammassate, sono decentrate e schiacciate contro l'architettura imponente e tetra che fa da fondo. L'arcata di ingresso oltre la gradinata dove si svolge il fatto si apre su di uno spazio completamente privo di luce rendendo la scena ancora più soffocata. Tutta la luce si concentra sulle figure, "investe in pieno, spietata, quella di Cristo torturato; striscia sui muscoli tesi o indugia sulla pele flaccida dei carnefici; fa sprizzare scintille dalla cotta metallica del soldato in primo piano" (Argan). La luce coglie la figura di Cristo nell'impotente umanità del dolore ma, in contrasto con la volgarità crudele delle figure circostanti, ne rivela l'eroismo divino. L'insistenza dell'artista su dettagli apparentemente insignificanti, lo scintillio della cotta del soldato in primo piano, la testa calva del carnefice, servono invece a rendere la visione complessiva del la situazione nel suo svolgimento; perché l'esperienza, il dramma va vissuto pienamente nella sua realtà concreta per poter essere poi trasceso.