Paolo Uccello, Battaglia di San Romano (scena del disarcionamento di Bernardino della Ciarda)
1435, Uffizi - Firenze
 Rinascimento 

1435-1455

dal sito degli Uffizi:
Tempera su tavola, cm 182x323. Pannello centrale di tre scene rievocanti la battaglia vinta il 1 giugno 1432 presso San Romano dai Fiorentini contro i Senesi alleati dei Visconti, il dipinto raffigura lo scontro finale tra i capitani dei due eserciti, con Niccolò da Tolentino che disarciona Bernardino della Ciarda. La tavola, che reca la firma del pittore, appartenne a Lorenzo il Magnifico ed è infatti ricordata insieme alle altre due (ora al Louvre e alla National Gallery di Londra) nella sua camera al piano terreno in Palazzo Medici. La datazione è controversa e oscilla tra il 1435 e il 1455, ma l'opera resta comunque un esempio straordinario dello stile di Paolo Uccello e dei suoi studi sulla prospettiva. Della violenta battaglia rimane solol'aspetto scenografico, teatrale. Malgrado gli scorci prospettici multipli, e la massa densa di guerreri e animali, tutto sembra immobile. Anche le gambe sollevate dei cavalli sembrano non dover più ricadere (AM), i cavalieri sono privi di qualsiasi tratto umano: coperti fino alla tasta dalle loro armature sembrano delle macchine metalliche (AM). La prospettiva è doppia per la scena della battagli e per lo sfondo (è il concetto della perspectiva naturalis che si oppone a quella canonica, brunelleschiana e masacciana, della perspectiva artificialis). Una intelaiatura geometrica assoggetta l'intera composizione. Le due lance, quella che disarciona Bernardino e quella che trafigge un cavaliere a terra, segnano, unite al corpo di Bernardino un triangolo rovesciato bene evidente (a cui corrisponde, in alto un triangolo equivalente dato dal disegno geometrico delle siepi. Nda). Anche la posizione delle lance, tese o cadute a terra, o delle balestre o di ogni altro elemento, sono disposte secondo un reticolato geometrico inesorabile (AM).

Anche i cavalli sono realizzati con una volumetria solida, statica e lucente. I due caduti in primo piano sembrano statue bronzee rovesciate. Anche in questo dipinto i colori, scelti con accostamenti contrastanti, individuano zone nette che ricordano le tessere musive.

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