artista |
Giovanni Fattori (1825 - 1908)
|
Considerato il maggior esponente dei Macchiaioli, Giovanni Fattori (1825-1908), livornese di nascita, iniziò la sua formazione a Firenze presso i pittori Bandini e Giuseppe Bezzuoli. I suoi primi quadri hanno soggetti storici nella più pura tradizione romantica. Entrato in contatto con il gruppo del Caffè Michelangelo, semplificò sempre più la sua pittura per giungere a quell’effetto di macchia che caratterizza il gruppo. Partecipò anch’egli alle battaglie unitarie e tra il 1859 e il 1862 realizzò il suo primo quadro di soggetto risorgimentale: «Il campo italiano dopo la battaglia di Magenta».
Da questo momento in poi, Fattori realizzò numerosi quadri di soggetto militare. In essi sono raffigurate battaglie o, a volte, solo dei soldati che segnano con la loro presenza i paesaggi italiani. Oltre ai soggetti militari, tipica della produzione di Fattori sono anche i paesaggi. La maremma toscana, di cui lui era originario, divenne uno dei soggetti preferiti, raffigurata in quadri dal taglio orizzontale molto accentuato.Nella fama che da morto lo avvolge e già lo solleva alla gloria, sembra che della vita di lui non si sappia altro che la sua onorata povertà. […] Ma di quanto nella biografia di questo artista può aiutarci a spiegare l’arte sua e le successive maniere, pochi si occupano. Sono stati, fra gli altri, dimenticati due fatti capitali. Il primo è che Giovanni Fattori non ha mai creduto d’essere un puro paesista, un pittore cioè di vuoti paesaggi, ma sì un pittore di figura il quale adoperava i mille studi e studietti di paese, adesso fortuna dei mercanti e invidia dei raccoglitori, soltanto per comporre gli sfondi convenienti ai suoi quadri di butteri, di bifolchi, di boscaiole, di buoi, di puledri, di soldati, d’accampamenti, di manovre, di battaglie. Il secondo fatto è che Giovanni Fattori fino ai trentacinque o trentasei anni ha dipinto poco e fiacco, e i più dei quadri, quadretti, bozzetti e appunti che oggi si espongono, si lodano, si comprano e si ricomprano, sono tutti dipinti verso i quarant’anni e dopo, dal 1861 o ’65. Il caso è più unico che raro nella storia dell’arte, ma ci aiuta a capire quel che di meditato, riposato e maturo è nelle sue opere migliori, anche nelle più antiche, ingenuamente credute giovanili e primaverili.
U. Ojetti, Ritratti dipinti da Giovanni Fattori, in “Dedalo”, 1925
La realizzazione di un’opera era frutto di una lunga genesi preparatoria, con svariati bozzetti e riflessioni. Lui stesso racconta dell’abitudine di portare con se un blocchetto di appunti dove segnare le minime impressioni di una scena o un paesaggio.
|