L'amore è il sesso, la società è la folla,
la morte è il cadavere, o la bara,la parola è urlo...
» Frequenta Ibsen di cui esegue una
litografia nel 1902 e Strinberg (si innamoreranno della stessa donna, la
moglie di un amico comune), e da loro impara ad odiare le convenzioni e i
pregiudizi sociali.
Sono presupposti che non sfociano in alcun impegno sociale ma piuttosto
alimentano il suo acceso individualismo. La sua visone della società era
estremamente critica: individui che sacrificavano la libertà in favore della
convenzionalità. Ma per vivere nella convenzione occorre fingere di vedere una
realtà che non esiste, e Munch lavora invece a svelare la verità
togliendole il velo di falsità che la copre.
Una delle prime opere che segna la svolta della sua pittura è
«la notte»
(1890), da allora continuerà a dipingere con toni cupi e freddi.
Se in Ensor la
critica alla società consisteva nello sberleffo e manteneva da essa un distacco ironico,
in Munch si avverte una solitudine e un'angoscia fredda come morte.
La sua attività si interrompe bruscamente nel 1909 per dei gravi turbamenti psichici
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